IL CASO. Gestione Aler e ‘ndrangheta. Pisapia: “Sono preoccupato”.
La figlia del boss Costantino è stata assunta dopo l’intervento dell’ex assessore Zambetti
e ha anche avuto una casa in affitto. L’ente sta collaborando all’indagine della Procura
di ILARIA CARRA
Il Comune vuole vederci chiaro sull’Aler e sulla gestione dell’edilizia popolare a rischio di infiltrazioni mafiose. È lo stesso Pisapia a esprimere preoccupazione: «Dove c’è la presenza della mafia è normale che il sindaco si preoccupi e se ne occupi», ha detto. E ancora: «Sono preoccupato nell’insieme per la gestione di Aler: si erano avuti dei segnali e abbiamo fatto i nostri interventi». Anche perché l’ente regionale gestisce non solo il suo patrimonio, ma pure quello delle case popolari comunali. E in ballo c’è il rinnovo della convenzione che scade a fine anno: il Consiglio comunale dovrà decidere se proseguire o meno su questa strada o affidarsi ad altri.
Quei quattromila voti comprati dalla ‘ndrangheta.
Dalla consulenza di 100mila euro concessa nel 2010 a Michele Ugliola, indagato per corruzione e grande accusatore dell’ex presidente del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, all’assunzione e all’appartamento dato in affitto a Teresa Costantino, figlia di Eugenio, che secondo la procura è il boss della ‘ndrangheta da cui sarebbero arrivati
i voti per le regionali all’assessore Domenico Zambetti. Le ombre gettate sull’Aler dalle inchieste che stanno scuotendo il Pirellone non lasciano tranquillo Palazzo Marino, e infatti il sindaco ha avuto un colloquio con il consigliere che rappresenta il Comune nel cda dell’ente, Luca Beltrami Gadola (uno dei saggi antimafia del sindaco, tra l’altro).
L’assessore al Demanio, Lucia Castellano, ha già inviato una richiesta ufficiale all’Aler l’ennesima, dice per avere l’elenco di tutti gli alloggi sfitti, e quindi a rischio racket, e per conoscere i dettagli dell’assunzione della figlia di Costantino: «Già la vecchia convenzione in scadenza prevede che si metta in comune il patrimonio comunale con quello di Aler – dice Castellano – Il Comune deve lavorare sull’offerta complessiva di 70mila alloggi a Milano. Ma Aler non ha mai collaborato. Nel momento in cui ci sono queste indagini su situazioni penalmente rilevanti, voglio fare chiarezza sulla politica immobiliare dell’ente». E il rinnovo della convenzione con cui Palazzo Marino ha affidato all’ente la gestione delle sue 40mila case popolari? «Deciderà il Consiglio – risponde – Finora noi abbiamo lavorato per il rinnovo, si valuterà sulla base degli accertamenti in corso».
Anche il Pd chiede chiarezza. «C’è scarsa trasparenza su una miriade di liste di assegnazione minori», denuncia il capogruppo del Pd a Palazzo Marino, Carmela Rozza. Che sottolinea i troppi «casi al di fuori del controllo dell’amministrazione: il personale, le assegnazioni temporanee o fuori graduatoria, i cambi di alloggio. Una serie di assegnazioni fatte con liste gestite tutte da Aler su cui il Comune non ha nessun riscontro». Aler ha promesso al Comune una pronta risposta alle richieste di documentazione e in una nota fa sapere di «essere attivamente impegnata a fornire agli inquirenti tutte le informazioni e la documentazione utili all’indagine».
(17 ottobre 2012)
http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/10/17/news/gestione_aler_e_ndrangheta_pisapia_sono_preoccupato-44674482/
Nota di redazione:
Finalmente forse qualcosa si muove. Denunciamo inascoltatamente da oltre 10 anni il controllo politico-mafioso sulla gestione del patrimonio edilizio pubblico di Aler Milano S.p.A., una vera e propria associazione a delinquere protetta da una gran parte della magistartura milanese, sino alla Suprema Corte di Cassazione.
LA LEGALIZZAZIONE MORALE E POLITICA DELLA TRATTA DELLE SCHIAVE
Mihaela e la tratta delle schiave
Un mese fa a Roma una ragazza rumena è stata brutalmente aggredita da due bastardi e data alle fiamme. I giornali hanno titolato “Prostituta data alle fiamme“, cancellandola come persona. Per loro era solo una puttana, se l’era cercata, evidentemente. La ragazza ha 22 anni, è sopravvissuta, si chiama Mihaela. Era finita sul marciapiede come altre migliaia di vittime nell’indifferenza della società e delle istituzioni. In Italia avviene da tempo, sotto i nostri occhi, una gigantesca tratta delle schiave. Giovani, spesso minorenni, in bella mostra nel centro delle città, nelle periferie, nei viali delle circonvallazioni. Stuprate a pagamento da italiani pervertiti. Costrette a prostituire il loro corpo da infami magnaccia che non finiscono mai in galera. L’Italia non è un Paese civile. Questa storia deve finire, il governo si dia una mossa. Il blog ha deciso di seguire la vicenda di Mihaela, ora ricoverata al Centro Grandi Ustionati di Roma.
Intervista al Prof. Paolo Palombo, Direttore Centro Grandi Ustionati, Ospedale Sant’Eugenio – Roma
Intervistatore – Innanzitutto volevamo chiederle semplicemente come sta la ragazza?
Prof. Palombo – Diciamo che le condizioni della ragazza adesso sono sicuramente migliorate perché lei è arrivata con un’ustione del 53%, quindi un’ustione molto pesante, quasi tutta di terzo grado che colpisce parte dell’addome e tutti gli altri inferiori e parte del braccio e avambraccio di destra e sinistra, quindi ha già subito 4 interventi chirurgici, quindi stiamo andando, piano, piano verso un miglioramento delle condizioni.
Intervistatore– Quindi possiamo affermare che la prognosi non è più riservata ma…
Prof. Palombo– La prognosi continua a essere riservata, diciamo che la percentuale Quoad Vitam possiamo essere più ottimisti.
Intervistatore– Quoad valitudinem
Prof. Palombo – Quoad valitudinem vedremo quali saranno gli esiti cicatriziali dopo l’intervento.
Intervistatore– È stata mantenuta almeno all’inizio in uno stato di sedazione profonda, c’è stata questa necessità?
em>Prof. Palombo – No, non c’è mai la necessità nei pazienti con gravi ustioni di metterle in sedazione profonda perché l’ustione di per sé stesso quando è di terzo grado, quindi quando è a tutto spessore dà dolore ovviamente, sono bruciate anche le terminazioni sensitive e dolorifiche, è stata messa in una posizione cosiddetta intubata, è stata messa sotto un coma farmacologico e anestesiologico nelle prime ore per stabilizzare un po’ la sua situazione, poi non c’è stata più nessuna necessità, respira spontaneamente perché lei non ha ustioni sul volto o ne ha inalato sostanze nocive.
Intervistatore– Le è sembrata una ragazza spaventata al di là della condizione clinica?
Prof. Palombo – Direi che sicuramente di spavento ne ha avuto molto, perché posso immaginare che prima che ci sia stato questo evento dell’ustione, non credo che sia stato immediato, lei non ci ha riferito granché però è immaginabile che sia stata forse anche maltrattata, quindi sicuramente lo spavento c’è stato molto, quando ci arrivano a noi in quelle condizioni, la fase di spavento è già stata in parte superata, nel senso che sta in uno stato abbastanza di shock quindi il problema è legato a questo aspetto, sicuramente l’atto è un atto vile, infame che non giustifica qualunque cosa uno possa fare nella vita, non giustifica certo che si possa fare una cosa del genere, è veramente vergognoso.
Intervistatore– Ne sta ancora condizionando la tutela da parte dell’autorità giudiziaria o adesso…
Prof. Palombo – Noi non sappiamo da questo punto di vista quello che accade perché da noi l’autorità giudiziaria viene soltanto quando è possibile per prendere dei dati e quando sarà possibile per interrogarla, per il resto noi non ci occupiamo di questo aspetto, ci occuperemo di lei fino alla completa guarigione e anche a una certa riabilitazione.
Intervistatore – Ha il supporto dei familiari che la vengono a trovare?
Prof. Palombo – La vengono a trovare dei parenti, familiari a oggi non li abbiamo ancora visti, perché lei è rumena, però vengono delle amiche, degli amici, però le sue visite sono attraverso un vetro che sicuramente separa la zona di alta terapia intensiva dall’area di visita e quindi questo…
Intervistatore – Non c’è stato comunque uno scambio verbale tra lei e queste persone che la vengono a trovare?
Prof. Palombo – Sì, sì, parlano al citofono
Intervistatore – Quando sarà fuori…
Prof. Palombo – La cosa è un po’ lunga in questi casi, immaginatevi che una paziente del genere starà con noi, salvo situazioni che potrebbero modificarsi e che non ci auguriamo, diversi mesi.
Intervistatore- Ho capito, dentro quel reparto o ci può essere un trasferimento che va più o meno intensivi.
Prof. Palombo – Il trasferimento ci sarà fin quando le sue condizioni con consentiranno di trasferirla nel reparto al di fuori dell’alta terapia intensiva e quindi quando sarà possibile, ma questo non è certo molto a breve, anche perché è una ragazza molto giovane e dobbiamo salvaguardarle anche la funzione degli arti e di quant’altro e soprattutto il rischio, uno dei rischi più importanti che ci sono nelle malattie a ustione è l’infezione che è un evento inevitabile, in quanto in un centimetro quadro di pelle di un soggetto normale, come siamo io e lei, lei sa che i batteri sono divisi in colonie e quindi in un centimetro quadro ci sono 12 miliardi di colonie di batteri, quindi considerando che una colonia di batteri sta sui 24 miliardi, lei può avere un’idea di quanto è importante l’azione di difesa cutanea nei confronti delle infezioni e qui la cute non vi è più e quindi l’infezione viene combattuta con antibiotici immunostimolanti e tutti quegli altri residui terapeutici che sono necessari per far superare questa fase alla paziente.
Intervistatore- Al di là della tutela giudiziaria, il giorno in cui verrà dimessa prevedete un percorso di supporto, di assistenza in questi casi o verrà demandata…
Prof. Palombo – Noi abbiamo già un supporto di assistenza psicologico nel senso che già dal primo momento noi abbiamo una psicologa che lavora all’interno della struttura che supporta e sostiene questi pazienti e tutti i nostri pazienti, poi sicuramente prima di dimetterla dobbiamo cercare di capire, anche con l’autorità, quale sarà il percorso migliore, noi possiamo anche prevedere che probabilmente per un periodo di riabilitazione ci sarà necessità forse di mandarla in una struttura altamente riabilitativa perché come successe per l’indiano che, se vi ricordate, ebbe lo stesso cattivo episodio presso la stazione di Nettuno, poi dopo quando siamo riusciti di metterlo nella condizione di mettersi in piedi e di camminare, per la terapia l’abbiamo mandato all’Istituto Maugeri di Avellino dove sono specializzati per una grossa terapia riabilitativa per questi tipi di pazienti.
Intervistatore- Il clima chiaramente è di piena collaborazione con le autorità, di Frascati…
Prof. Palombo – Sì, per quello che possiamo fare noi, ma ovviamente noi molto spesso raramente veniamo a conoscenza di qual è stata la vera causa della situazione.
Intervistatore– Va bene Professore, la ringraziamo per il suo aiuto, è stato veramente molto gentile e grazie per quello che sta facendo per la ragazza.
Prof. Palombo – Grazie a voi, è stato un piacere.”
“COMUNICATO;
Un mese fa Laboratorio Donnae ha creato su FB l’evento MICHELA SIAMO NOI a seguito del drammatico episodio in cui Michela di 22 anni, rumena, costretta a prostituirsi è stata bruciata dai suoi aguzzini. Ci sarà una MANIFESTAZIONE SIMULTANEA giovedì 18 ottobre – Giornata Europea contro la tratta – alle 18 nelle città italiane. Alla manifestazione, apartitica, partecipano donne e associazioni femminili che si sono organizzate a Roma, Trieste, Modena, Cernusco sul Naviglio, Savona, Reggio Calabria e altre.Ciascun gruppo si fa carico di produrre comunicati e inviti. Testimoniamo solidarietà a Michela e a tutte le donne in condizioni di schiavitù. Un paese non può dirsi civile se non garantisce l’integrità dei corpi, delle donne nate in Italia e di quelle che qui hanno scelto di vivere. Ma anche di quelle che sono portate qui con la forza o con l’inganno. FACCIAMO DELLA NOSTRA INDIGNAZIONE UN FATTO POLITICO. Firmiamo la petizione:
http://www.petizionionline.it/petizione/tratta-non-volgiamo-lo-sguardo/7099
le firme possono essere raccolte anche su carta, chiederemo un incontro ai Ministri Cancellieri e Riccardi per consegnarle”
Fonte: http://www.beppegrillo.it/2012/10/mihaela_e_la_tratta_delle_schiave.html#commenti?s=n2012-10-13
PROCESSO MASTROGIOVANNI: ATTO D'ACCUSA CONTRO IL P.M. MARTUSCELLI
VALLO DELLA LUCANIA: LA PROCURA DELLA VERGOGNA!
In calce la traduzione in inglese del comunicato alla stampa estera per spezzare il silenzio sul comportamento del P.M. Martuscelli e l’intervista rilasciata a Radio Radicale dal difensore di parte civile, Avv. Michele Capano, in rappresentanza della Onlus Movimento per la Giustizia Robin Hood, aderente alla rete di Avvocati senza Frontiere.
Avvocati senza Frontiere pubblica in calce il testo integrale della Denuncia-Esposto, inviata nei giorni scorsi alla Procura di Napoli, al P.G. presso la Corte d’Appello di Salerno e al C.S.M., a carico del P.M. Renato Martuscelli di Vallo della Lucania, al fine di valutare la rilevanza sia penale che disciplinare delle gravi e molteplici violazioni procedimentali che si sono verificate nell’anomalo processo per la morte di Francesco Mastrogiovanni, tali da denunciare una situazione ambientale del tutto pregiudizievole.
In ordine al fumus persecutionis e al clima pregiudizievole venutisi a creare nei confronti della vittima che hanno permesso al P.M. di modificare le originarie più gravi imputazioni, chiedendo pene lievi nei confronti del Primario Di Genio e di 5 medici e 12 infermieri del lager pschiatrico di Vallo della Lucania, i legali dell’Associazione, costituitasi parte civile, premettono che tra le finalità della Onlus, oltre alla tutela del diritto alla salute e di adeguate cure e trattamenti sanitari, rientrano anche i fondamentali diritti dell’individuo e l’interesse della collettività di potere accedere ad una giustizia giusta e uguale per tutti, che sono inscindibilmente connessi alla più generale tutela del rispetto della dignità della persona umana e dei diritti dei soggetti più deboli, per cui nessuno può essere sottoposto a torture, tanto più in strutture sanitarie.
L’atto di accusa nei confronti del P.M. Martuscelli elogia l’attività in precedenza svolta dall’originario P.M. Dott. Rotondo che aveva svolto una ineccepibile attività investigativa e individuazione dei capi d’accusa, disponendo il rinvio a giudizio di medici ed infermieri, censurando con una meticolosa ricostruzione storica il comportamento tenuto dal nuovo P.M., indicato come personaggio già tristemente noto alle cronache giudiziarie per aver perseguitato la vittima dell’omicidio preterintenzionale di Francesco Mastrogiovanni, quando il povero maestro elementare era ancora in vita, sottoponendolo, ingiustamente, già vari anni orsono nel 1999, alla misura cautelare della custodia detentiva per oltre 9 mesi, per reati del tutto insussistenti a seguito di una banale contravvenzione al codice della strada per preteso “oltraggio e resistenza”, accuse del tutto infondate e pretestuose dalle quali venne poi assolto con formula ampia e sentenza di condanna dello Stato Italiano al risarcimento del danno morale di Lire 25.000.000, per l’ingiusta detenzione inflittagli a causa delle sommarie indagini svolte dal medesimo Martuscelli.
La denuncia diretta per competenza territoriale alla Procura di Napoli conclude chiedendo “svolgersi ogni più opportuna attività investigativa volta ad accertare per quale ordine di interessi e in base a quale percorso investigativo, il Martuscelli abbia demolito l’originario impianto accusatorio e probatorio già meticolosamente contestato e predisposto dal P.M. Rotondo e avvallato dal G.I.P. Nicola Marrone, nonché accertarsi se gli imputati e/o terzi soggetti legati alla struttura ospedaliera abbiano esercitato pressioni volte ad ottenere pene miti, stravolgendo il regolare corso della giustizia, secondo le originarie e più gravi imputazioni, di cui ai capi di accusa contestati nel decreto che dispone il giudizio, nonché, infine, accertarsi per quale ragione il Martuscelli abbia omesso qualsiasi indagine volta ad accertare l’illegittimità dei TSO e sulla circostanza che il primario dirigeva il reparto di psichiatria, senza avere titolo specialistico, come si evince dal curriculum, disponibile sul sito dell’Asl Salerno, nonché sull’ulteriore allarmante circostanza che la stessa Dott.ssa Maria Luisa Di Matteo che ha firmato l’ultimo fatale TSO, rendendo, tra l’altro, falsa testimonianza, risulta invece specializzata in medicina dello sport [guasti profondi che rivelano una gestione politico-clientelare della sanità a fronte della quale vengono impunemente messi a capo di reparti specialistici soggetti privi delle necessarie qualifiche e personale sia medico che paramedico privi di idonee professionalità]”.
————————————————IL TESTO INTEGRALE ————————————————-
Consiglio Superiore della Magistratura
Piazza dell’Indipendenza, 6 00185 Roma
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli
Dott. Henry John Woodcock
Centro Direzionale – via Grimaldi 80100 Napoli
Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Salerno
E, p.c.:
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania
Alla stampa e alla pubblica opinione
DENUNCIA-ESPOSTO
A carico di: Renato Martuscelli, sostituito Procuratore della Repubblica attualmente applicato presso il Tribunale di Vallo della Lucania.
Scarica il testo integrale della Denuncia-Esposto nei confronti del P.M. Martuscelli
Per info: Segreteria Avvocati senza Frontiere 02/36582657 – 329/2158780
http://www.radioradicale.it/scheda/363282/processo-mastrogiovanni-intervista-a-michele-capano-rappresentante-di-parte-civile
TRADUZIONE IN INGLESE
COMUNICATO ALLA STAMPA ESTERA PER SPEZZARE IL SILENZIO SUL COMPORTAMENTO DEL P.M. MARTUSCELLI
Mastrogiovanni dying of compulsory medical treatment
“Lawyers without Borders” has published online the whole text of the complaint, sent a few day ago to the Naples Prosecutor’s Office, against the P.M. Renato Martuscelli di Vallo della Lucania, in order to evaluate the importance both criminal and disciplinary of the various and serious procedural irregularities occurred in the unusual proceeding for the death of Francesco Mastrogiovanni, so serious to report a very prejudicial situation.
Having in mind the fumus persecutionis and the prejudicial situation created against the victim that let the P.M. modifying the original and more serious charges, asking for slight punishment against the head physician Di Genio and five doctors and twelve medical attendants of the psychiatric lager of Vallo della Lucania, attorneys of the Association, taking civil action, say that among the aims of the Onlus, in addition to preservation of heath care right and adequate cares and medical treatments, there are also the fundamental individual rights and the interest of society to have the chance to real and fair justice, that are inseparably connected to the general preservation of the respect of human dignity and of weaker people rights, according to which no one can be tortured, furthermore in medical facilities.
The bill of indictment against Mr. Martuscelli praises the work previously done by the original P.M. Mr. Rotondo who had done unimpeachable investigation and individuation of the counts, deciding to remand doctors and medical attendants, blaming with a very meticulous historical reconstruction of the behavior of the new P.M., indicated as a character already known in the judiciary news for having obsessed the victim of involuntary manslaughter Francesco Mastrogiovanni, when the poor elementary school teacher was still alive, submitting him, unfairly, various years ago in 1999, to be remanded in custody as a precautionary measure for more than nine months, for absolutely inexistent crimes after a simple offence of road code for pretended “ assault and opposition”, accuses absolutely unfounded and used as an excuse from which he was later discharged with a sentence that condemn Italy to give him 25.000.000 lire as compensation for morale damage, for the unfair custody he was remanded after the hurried investigation done by Martuscelli himself.
The complaint sent to Naples Prosecutor’s Office, according to territorial competence, ends asking “to do any adequate investigation in order to ensure for which interest and following which investigation path, Martuscelli has destroyed the original accuses and proves already meticulously questioned and arranged by P.M. Rotondo and approved by G.I.P. Nicola Marrone, as well as to ensure if the defendants and/or others related to the hospital have done anything to have slighter punishment than the original and more serious charges, turning upside-down the normal justice procedures, and to ensure, finally, for which reason Martuscelli didn’t do any investigation in order to verify the illegitimacy of TSO and the fact that the head physician leaded the psychiatric department, without having a specialization, as you can see in his curriculum, available on Salerno Asl website, and the other fact that doctor Maria Luisa Di Matteo, who has signed last fatal TSO, given false testimony, is specialized in sport medicine [deep signs that reveal a political administration of health according to which power is given with impunity to people without the qualifications required]
Tomorrow morning 17 OTTOBRE 2012 about 12,00 a.m. there will be the final harangue of the attorneys of the Association “Movement for Justice Robin Hood”, who took civil action.
QUANDO IL P.M. FA L'AVVOCATO DEGLI IMPUTATI: LO SCANDALOSO CASO MASTROGIOVANNI
A riguardo, i legali di Avvocati senza Frontiere hanno ricordato la pregressa attività persecutoria del P.M. nei confronti del maestro elementare Francesco Mastrogiovanni, quando il povero Mastrogiovanni era ancora in vita, sotoponendolo, ingiustamente, già anni orsono, alla misura della custodia cautelare per oltre 9 mesi, per fatti del tutto insussistenti di pretesa “resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale“, dai quali l’odierna vittima è stata poi assolta con formula ampia dalla Corte d’Appello di Salerno, riconoscendo l’abuso da parte delle Forze dell’Ordine, e condanna dello Stato Italiano da parte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo, per l’ingiusta detenzione.
L’esposto prosegue denunciando l’anomalo comportamento endoprocessuale e l’assoluta inerzia investigativa del P.M. Martuscelli, anche nel connesso procedimento R.G.N.R. 1799/09, nell’ambito del quale ha richiesto nelle scorse settimane l’archiviazione nei confronti dei medici che avevano disposto il TSO di Mastrogiovanni, risultando perciò evidentemente incompatibile e impensabile che potesse oggi sostenere la Pubblica Accusa, sostituendo l’originario P.M. che aveva svolto in maniera ineccepibile le indagini e disposto i rinvii a giudizio, venendo infine rimosso, mediante promozione: “promoveatur ut amoveatur” [noto brocardo latino, la cui traduzione è “sia promosso affinché sia rimosso”, usato per esprimere la necessità di liberare un ruolo chiave dell’organigramma dalla persona che lo occupa, promuovendola ad un qualunque altro ruolo di rango superiore, quale unico mezzo per poterlo “legalmente” allontanare dalla posizione occupata, ritenuta scomoda agli interessi dei poteri dominanti].
Ciò non bastando, anche le stesse condotte endoprocessuali tenute dal Dr. Martuscelli nel corso del dibattimento hanno rivelato la sua manifesta parzialità, animosità e acrimonia verso la persona del defunto Mastrogiovanni, nei cui confronti giungeva addirittura ad infierire con diffamanti e false insinuazioni, dipingendolo come pericoloso sovversivo, spingendo i testimoni ad esprimere valutazioni negative e del tutto inconferenti alla illegittima prolungata contenzione che ne ha provocato la morte. D’altro canto, il Martuscelli rivelava prevenzione e grave inimicizia, omettendo qualsiasi attività, quale rappresentante della Pubblica Accusa, neppure ravvisavando la necessità di sollevare eccezione di inammissibilità circa l’ammissione della testimonianza della Dr.ssa Di Matteo, in quanto indagata nel parallelo procedimento connesso R.G.N.R. 1799/09, relativo al TSO, giungendo, infine, ad omettere di richiedere l’acquisizione del video integrale delle oltre 83 ore di tortura con mani e piedi legati, senza acqua nè cibo, da cui si poteva, altresì, accertare la presenza del primario che invece la difesa sosteneva in ferie.
Ragioni per cui prima di conoscere l’esito della requisitoria del P.M. che si è poi appreso aver richiesto la derubricazione dei reati più gravi, premonitoriamente il comunicato stampa di Avvocati senza Frontiere avanzava l’ipotesi che vi erano fondati motivi per ritenere che il Martuscelli avrebbe richiesto l’assoluzione del primario del lager psichiatrico e pene miti nei confronti dei terzi imputati aventi causa.
Per saperne di più e vedere il video integrale:
http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=201&titolo=T.S.O.: CURA O TORTURA? ASSASSINIO MASTROGIOVANNI. LA LEGGE BASAGLIA 32 ANNI DOPO
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cosi-hanno-ucciso-mastrogiovanni/2191955
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ora-processano-mastrogiovanni/2192178/25
http://video.corriere.it/agonia-mastrogiovanni-maestro-lasciato-morire-ospedale/cae4f01e-0a30-11e2-a442-48fbd27c0e44
In particolare, tra le finalità della Onlus rientrano anche la tutela del diritto alla salute, nonché di adeguate cure e trattamenti sanitari, quali fondamentali diritti dell’individuo e interessi della collettività, costituzionalmente protetti, che sono inscindibilmente connessi alla più generale tutela del rispetto della dignità della persona umana e dei diritti dei soggetti più deboli, come si evince dallo Statuto associativo della Onlus nei vari aggiornamenti on line.
Tali attività associative di tutela vengono svolte attraverso gli sportelli di “S.O.S. Giustizia” e la rete di “Avvocati senza Frontiere”, che si prefiggono di garantire il diritto di difesa, anche dei non abbienti, in ogni sede anche sovranazionale, tutelando con fermezza e coraggio civile i cosiddetti “diritti negati”, nonché quelli dei propri associati, come emerge dallo Statuto associativo, che prevede espressamente la facoltà dell’Ente di intervenire in giudizio e di costituirsi parte civile nei casi di particolare rilevanza sociale, anche al fine di monitorare il corretto svolgimento dei procedimenti e l’esercizio dell’azione penale, onde affermare in concreto il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
Nel caso di specie, L’Associazione, avuta notizia della sostituzione del P.M. originariamente titolare dell’indagine, che aveva disposto il rinvio a giudizio degli imputati, svolgendo una ineccepibile attività, poi sostituito dal P.M. Dr. Renato Martuscelli, si è costituita parte civile, non solo al fine di monitorare il procedimento, ma anche di denunciare abusi, violazioni procedimentali, omissioni, rapporti collusivi e anomalie che soventemente possono verificarsi in processi di particolare rilevanza sociale per coprire le responsabilità di soggetti in posizione dominante e imputati cd. “eccellenti”, in grado di esercitare pressioni sugli organi giudicanti, pilotando l’esito dei procedimenti con assoluzioni o pene molto miti.
Info: Segreteria Avvocati senza Frontiere 02/36582657 329/2158780
PORDENONE: SCIOPERO DELLA FAME CONTRO I SUICIDI DA MOBBING NELLA SCUOLA
I lavoratori della scuola sono entrati in agitazione mediante una inusuale forma di protesta civile di stile gandhiano per la mancata attuazione dell’art. 98 del Contratto Collettivo Scuola: l’organizzazione dei Comitati Paritetici contro il Mobbing, il/la consigliere/a di fiducia, i Punti di Ascolto nelle Scuole.
Edilbasso fallimento. Il Ministro Giarda lo riconosce come caso emblematico d’infiltrazione criminale mafiosa
Indagare sul fallimento della Edilbasso e sulle protezioni affaristico-mafiose all’interno dei Tribunali per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nel sistema produttivo e giudiziario.
Dopo alterne vicende e conflitti intestini tra la Procura di Padova e il Tribunale fallimentare che ha cercato di salvare l’azienda infiltrata dalle ‘nandrine, il caso Edilbasso approda in Parlamento.
Alessandro Naccarato del Partito Democratico ha presentato un’interrogazione durante il “question time” alla Camera portando all’attenzione del governo il caso dell’azienda padovana Edilbasso. Il governo ha riconosciuto la vicenda come esempio di infiltrazione criminale anche nel Nordest e ha rinnovato il suo impegno futuro.
LA VICENDA. L’interrogazione di Naccarato ha ripercorso le tappe della storia dell’Edilbasso. L’azienda padovana, entrata in una fase di difficoltà economica nel 2010, ha dichiarato fallimento nel 2011 e ha affittato un ramo d’azienda alla Faber Costruzioni Srl, dietro alla quale compare Giovanni Barone. L’uomo, ricorda Naccarato, è coinvolto in un’inchiesta della procura di Milano che ha portato all’arresto di diverse persone, tra cui Salvatore Strangio, Andrea Pavone, Ivano Perego e Pasquale Nocera, accusati a vario titolo di associazione mafiosa in varie inchieste giudiziarie.
LA RISPOSTA DEL GOVERNO. «Le forze di polizia» ricorda Giarda, «svolgono una costante e proficua attività di monitoraggio finalizzata al contrasto dei tentativi di infiltrazione». Giarda ha ricordato alcune delle misure già in atto per la lotta all’infiltrazione mafiosa: tra queste l’implementazione del quadro normativo con il Codice Antimafia e le “white list” finalizzate all’attività antimafia nell’ambito dell’Expo 2015 milanese. Per il ministro la parola chiave sulla quale si basa l’azione del governo è la trasparenza e la disponibilità delle imprese a sottoporsi a controlli. «La prossima sfida» conclude Giarda, «sarà quella di estendere il controllo all’area privata per preservarla così come quella pubblica dalla minaccia delle cosche. Effettivamente bisogna riconoscere che l’attuale congiuntura economica può costituire un terreno fertile per l’attecchimento dei tentativi della criminalità organizzata in aree geografiche finora non colpite endemicamente da fenomeni mafiosi». Per il ministro le iniziative di sostegno agli operatori economici sono un «concreto sforzo» per dare un segno tangibile della vicinanza delle istituzioni.
LA CONFERMA DELL’ALLARME. Nella replica di Naccarato il deputato mette l’accento sulle responsabilità di questa situazione. «Non sono rassicurato da questa risposta» spiega, «ma sono parzialmente soddisfatto per la precisione con cui ha risposto ad almeno una parte del quesito. In passato c’è stata una colpevole sottovalutazione, anche da parte del governo precedente, del fenomeno». Naccarato fa riferimento anche all’arrivo di Riina jr a Padova ma sottolinea come il problema principale sia che le infiltrazioni mafiose tendono ad annidarsi nelle pieghe della crisi. «Si corre il rischio che il Veneto diventi terra di conquista in particolare per le imprese sane, in particolare nel settore dell’edilizia. Credo che serva un’attenzione maggiore e maggiori strumenti per potenziare la prevenzione e il contrasto contro la criminalità organizzata anche i Veneto», conclude Alessandro Naccarato.
Per la Edilbasso di Loreggia giovedì doveva essere la giornata decisiva. Risolvere la questione con i creditori e dare il via all’omologa, ovvero alla procedura di liquidazione concordata. E invece c’è stato il colpo di scena. All’incontro con i giudici del tribunale fallimentare ha partecipato anche il pubblico ministero Roberto d’Angelo che, davanti ai delegati rappresentanti delle aziende creditrici, si è opposto alla omologa del concordato e questo in virtù di approfondimenti in merito alla posizione creditoria di Edilbasso fatte dalla procura in collaborazione con la Guardia di Finanza. Pm e finanzieri stanno cercando di far luce su uno stretto giro di modifiche all’assetto societario della Faber costruzioni, società che ha mantenuto i rami produttivi di Edilbasso (appalti a Padova e Verona) per far cassa e pagare i creditori.
Dopo un anno di carteggi, la procura di Padova ha di fatto aperto un fascicolo esplorativo senza indagati per capire se Edilbasso e Faber abbiano svolto tutte le attività in piena legalità. La strada più concreta per la società edile di Loreggia ora è quella del fallimento, anche se non si escludono altri salvataggi in extremis. La vicenda Edilbasso è legata a doppio nodo a quella di Giovanni Schiavon, l’imprenditore titolare della Eurostrade 90 di Vigonza, che il 12 dicembre scorso si è suicidato perché «sommerso dai crediti », ovvero soldi che non riusciva a riscuotere. L’imprenditore avanzava (tra gli altri) 110 mila euro da Edilbasso. Con il concordato ne avrebbe presi circa seimila: alla notizia non ha retto. Questo, unito ad altri crediti che non riusciva a riscuotere lo hanno portato al suicidio. Per quanto riguarda Edilbasso la prossima udienza davanti al giudice fallimentare è fissata il 21 giugno. Il parere della Procura non è in questo caso del tutto vincolante, anche se i dubbi del magistrato pesano come macigni sulle scelte.
La decisione dei magistrati civili verrà presa anche sulla base di una dettagliata relazione di 18 pagine, in cui i commissari hanno ripercorso l’ultimo anno e mezzo della storia di Edilbasso e delle aziende collegate. I dubbi vengono sollevati a pagina 11, quando si parla di una interrogazione parlamentare presentata lo scorso aprile dal parlamentare del Pd Alessandro Naccarato, in cui si chiedeva al ministro Giarda di vigilare su alcuni assetti societari non del tutto chiari, ovvero l’entrata in Faber del commercialista calabrese Giovanni Barone e Adriano Cecchi, entrambi collegati, anche se non indagati, nell’inchiesta milanese sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta della società edile Perego strade. Nel marzo del 2011 Barone acquistò il 65% delle quote della Faber per poi lasciarle in parte a Cecchi e in parte ad un avvocato di Londra. In merito a questo giro di acquisti azionari i commissari segnalano che i fratelli Basso hanno dato spiegazioni rilevando «Una certa inaffidabilità dei soggetti terzi entrati nella compagine (…) e vista l’incapacità di queste persone di poter assolvere agli impegni sottoscritti si è proceduto al riacquisto delle quote». Ora il 90% della Faber è di nuovo dei Basso, il resto è di una società sempre riconducibile a Cecchi. Ma i creditori fanno un rendiconto preciso anche del difficile rapporto tra Faber e Edilbasso: a pagina 12 si parla di affitti e cessioni e «Giroconti personali» di centinaia di migliaia di euro e la convenienza del mantenere in vita la Faber viene ritenuta dai Commissari non una soluzione effettiva ma una «mera apposizione contabile». Appuntamento il 21 giugno. E intanto le indagini della procura continuano.
RUBARE QUANDO SI HA FAME NON E' REATO. L'UNICO VERO CRIMINE E AFFAMARE GLI ANZIANI E CREARE LEGGI CHE PROTEGGONO CHI RUBA LE RISORSE PUBBLICHE
E’ da ritenere invece tra i più ignobili reati quello di affamare le persone e creare leggi che proteggono chi ruba le risorse pubbliche, anzichè tutelare gli anziani, assicurando loro una vecchiaia serena.
DENUNCIATO PER DIFFAMAZIONE PER UN’EMAIL.
Pagato il conto di 24 euro, il «Santo», invece che un ringraziamento, si è visto recapitare una querela per diffamazione e una richiesta di risarcimento di 2 milioni di euro. Il sindaco del paese teatro del furto non ha infatti gradito la email con la quale Maiorano deprecava l’indifferenza dei servizi sociali verso gli anziani più deboli e ha scelto di citare in giudizio il benefattore.
IL SINDACO IN DIFESA DEI SERVIZI SOCIALI.
In quella di Maiorano il ‘cattivo’ si chiama Alessandro Marcolin, sindaco di centrodestra a Piove di Sacco. Il primo cittadino sostiene che l’accusa di non occuparsi in modo corretto dei deboli della propria comunità sia immeritata: «Maiorano, oltre a scrivere ai giornali, ha invitato al sottoscritto un’email offensiva, ignorando due cose: primo che non si tratta di un anziano così indigente da dover rubare per fame e secondo che non vive a Piove, ma in provincia di Venezia. Mi sono consultato con gli assessori e si è deciso di chiedere 2 milioni di risarcimento danni per diffamazione subita».
Somma che, qualora fosse riconosciuta al Comune, sarebbe destinata al potenziamento dei servizi sociali.
La scelta di aiutare gli altri dopo due incontri con Benedetto XVI
Dopo due incontri con Benedetto XVI, il «Santo» ha deciso di fare qualcosa per la collettività, in segno di riconoscenza per il bene ricevuto dalla Chiesa. E così ha concentrato la sua attenzione su una fascia, quella degli anziani indigenti, a lui molto cara.
«Vengo da una famiglia certo non agiata», ricorda Maiorano a Lettera43.it, «i miei genitori hanno conosciuto la fame. Ora che posso, cerco di aiutare gli altri. Non voglio farmi conoscere, ma solo far presente che lo Stato dovrebbe occuparsi delle situazioni più critiche».
Anche perché i vecchietti che rubano un po’ di cibo, che male fanno? «Hanno fame e per questo sono costretti all’umiliazione di rubare. Al supermercato l’anziano prende una scatoletta di tonno, una confezione di wurstel o al massimo una bistecca. Lo fa con discrezione, quasi con gentilezza. Non è il ladro professionista che ruba solo le merci più costose».
CONTRO QUERELA PER CALUNNIA. Per difendersi dalla denuncia del sindaco di Piove di Sacco, Maiorano ha dovuto usare le stesse armi e rispondere con una querela per calunnia.
«Nell’email che ho inviato a Marcolin non è riportata alcuna offesa personale: la mia lettera era solo un incitamento affinché, indipendentemente dal Comune di residenza dell’anziano, le istituzioni del Comune si attivassero in soccorso di un debole». E come risarcimento, il «Santo» ha chiesto 4 milioni di euro. Che ha promesso di devolvere alla Chiesa.
«Al di là di tutte le grane legali», commenta Maiorano, «la cosa che mi fa più rabbia è sentirmi come Zorro a cui hanno strappato la maschera. Adesso ho soggezione ad aiutare gli anziani in difficoltà: non mi piace essere riconosciuto come un benefattore. Preferisco agire nell’ombra e non conoscere le persone che ricevono il mio piccolo contributo anche perché infliggerei loro una seconda umiliazione».
BENEFETTORE SOTTO L’OCCHIO DEI MEDIA. Con l’attenzione dei media addosso, c’è da chiedersi infatti se il «Santo» di Prato ha intenzione di continuare a intervenire in difesa dei nonni costretti a rubare nei supermarket.
«Ho chiesto consiglio su questo punto a un amico sacerdote e la sua risposta è stata: ‘Se fai del bene, nessuno se ne accorge, ma tu continua a farlo lo stesso. E se qualcuno se ne accorge, porta pazienza’. La mia paura è di passare per megalomane o esibizionista, ma credo proprio che metterò da parte ogni timore e seguirò il saggio parere del mio amico prete».
LE PRESSIONI DELLA MASSOMAFIA SULLA COMMISSIONE EUROPEA
LA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE DEL PROCEDIMENTO DI INFRAZIONE PER LA VIOLAZIONE DELLA DIRETTIVA SEVESO A TRIESTE
rigassificazione nel Golfo di Trieste.
l’archiviazione dell’inchiesta per la violazione della direttiva Seveso a Trieste dopo che era stato aperto un procedimento di infrazione contro l’Italia, ed anche in questo caso sulla base di dichiarazioni non
corrispondenti al vero fornite dalle autorità italiane.
Trieste, ed ora anche una nuova petizione al Parlamento Europeo per la mancanza dello studio integrato sull’effetto domino nella provincia di Trieste.
AAG ritiene che il Parlamento Europeo alla luce di quanto sta accadendo debba chiedere urgentemente chiarimenti al Commissario Janez Potcnik e al Presidente della Commissione Barroso e sollecita in
tal senso gli europarlamentari ad attivarsi.
13.12.11 FIRENZE: MANIFESTAZIONE AVANTI AL TRIBUNALE CONTRO LA CORRUZIONE GIUDIZIARIA
Dalle ore 9 alle 18
Tutte le vittime di malagiustizia e i cittadini onesti sono invitati a partecipare.

Maiorano all’incontro con Benedetto XVI.