IL TRIBUNALE DI PORDENONE AMMETTE LO “SFRATTO CAUTELARE” ANTI-IMMIGRATI

 

UNA DELLE ULTIME TROVATE XENOBE E RAZZISTE DI CERTUNA MAGISTRATURA. 

Il caso è sicuramente unico nel suo genere. La denuncia ci perviene dai nostri legali locali di Avvocati senza Frontiere.

Dopo il decreto Pisanu, a favorire l’espulsione immediata degli immigrati ci pensa il Tribunale di Pordenone con l’ultima trovata di sapore xenofobo e razzista, in base alla quale è ammesso lo sfratto, anche “inaudita altera parte” e pur in assoluta assenza di qualsiasi forma di morosità e a contratto di locazione vigente. A condizione si tratti di prostituta extracomunitaria.

In altre parole, l’intraprendente tribunale ha ammesso l’immediata esecuzione di rilascio di un appartamento sito nel centro di Pordenone, di proprietà di un avvocato locale, senza neppure peritarsi di citare l’inquilina extracomunitaria (asseritamente prostituta), disponendone l’immediato rilascio, ciò nonostante il contratto fosse pienamente vigente e la locatrice avesse versato tutti i canoni di locazione pattuiti, offrendone tra l’altro prova una volta venuta a conoscenza dell’ordinanza di sfratto.

Il provvedimento di rilascio risulterebbe essere stato emesso dal G.U. dr.ssa Zoso.

Il caso è stato denunciato ad Avvocati senza Frontiere da DE LOS SANTOS SUFRAN MIRIAM, 53enne, di origine Domenicana, che viveva già da oltre 20 anni in Italia, dopo aver convolato a nozze con un cittadino italiano, da cui ha avuto una figlia. 

Dal punto di vista giuridico non vi erano quindi ragioni di sorta per legittimare il provvedimento e dare corso all’esecuzione di sfratto, anche in considerazione del fatto che la Signora De Los Santos  risultava regolarmente abitare da tempo nell’immobile, oggetto della singolare esecuzione, per cui non ha mai ricevuto nessuna formale richiesta di rilascio, sino al giorno dello sfratto.

A questo punto, appare quindi naturale domandarsi con quale machiavellico espediente i giudici pordenonensi e il proprietario dell’appartamento, di professione avvocato,  siano riusciti ad aggirare la legge che garantisce a tutti i conduttori, senza distinzione di razza e professione,  di godere della cosa locata per tutta la durata del contratto. In punto va precisato che in materia di rilascio di immobili ad uso abitativo, anche in caso di asserita occupazione abusiva, vi è l’obbligo di citare la parte resistente e di emettere l’ordinanza di rilascio in contraddittorio tra le parti. 

L’avvocato-proprietario chiede con ricorso cautelare ex art. 700 c.p.c. che l’alloggio, formalmente intestatato a tale P.A. (detenuto in attesa di giudizio), venga immediatamente liberato, assumendo che questi, accusato di reati inerenti il favoreggiamento della prostituzione, lo avrebbe utilizzato a suo dire “per ritrovi a tutte le ore del giorno e della notte, provocando nocumento agli inquilini e  al pubblico decoro“. Ed è così che il Giudice, dr.ssa Toso, prendendo per oro colato le non certo disinteressate dichiarazioni del legale, ritiene di potere eludere le procedure di legge, disponendo lo sfratto coattivo, senza neppure convocare la convivente domenicana e la figlia minore sentendo le loro ragioni difensive. 

Che le cose non stessero proprio come affermato dall’avvocato-proprietario, ben poteva desumersi dal fatto che, seppure sollecitato dai difensori della resistente, non volle concedere neppure un breve rinvio di gg. 10, temendo evidentemente nella revoca del provvedimento di rilascio inaudita altera parte. Senza parlare della macroscopica lesione del diritto difesa, derivante dal fatto che l’intestatario originario del contratto era in carcere e nell’impossilità di comparire e difendersi.

Non si vede quale urgenza abbia mosso il giudice a provvedere al frettoloso rilascio coattivo dell’abitazione, anche tenuto conto del fatto che l’esecutata viveva lì con la figlia minore, senza disporre di altra dimora, e che l’eventuale accertanda responsabilità penale ascritta al suo convivente è personale. La Signora De Los Santos non era infatti accusata di alcun reato, risultando per contro pagare regolarmente l’affitto e vivere nell’immobile da lungo tempo.  Lo stesso Ufficiale Giudiziario, dando prova di civismo e rispetto della legalità, dietro richiesta dei legali di Avvocati senza Frontiere, ritenne sospendere lo sfratto, rivolgendo al Giudice incidente di esecuzione, richiedendo una breve proroga, onde consentire alla De Los Santos di presentare opposizione e/o reperire altra abitazione. Ciò nonostante, la dr.ssa Zoso confermava di procedere immediatamente, senza, neppure concedere all’inquilina dominicana, la possibilità, prevista dalla legge, di ritirare mobili ed effetti personali, come di norma avviene in ogni parte d’Italia, tra persone civili, dotate di senso di umanità e giustizia.

Alla minaccia di denunciare sia il giudice che l’avvocato procedente per concorso in violenza privata aggravata, abuso continuato in atti di ufficio, falso ideologico e violazione di domicilio, la reazione delle pubbliche Autorità locali a cui la vittima si è rivolta è stata quella di impedire alla sig.ra De Los Santos di ottenere persino “asilo politico dal parroco, a scopo umanitario.

Con i soliti metodi e avvicinamenti fu riferito al parroco, pare dai carabinieri, che la persona che si accingeva ad ospitare con la figlia era  una “ex prostituta”. Raccomadazione che non solo impediva alla povera donna priva di mezzi di trovare ospitalità e altra idonea dimora in loco, ma addirittura  di ritirare i propri effetti personali e arredi che senza alcun motivo, subito dopo l’illegittimo sfratto, venivano immediatamente bruciati nell’inceneritore, quasi a voler simbolicamente mondare e punire chi si era macchiato della “colpa” di avere la pelle nera e di avere denunciato il potere.

La persecuzione non finirà qui ma quella è un’altra storia.

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