SALERNO: CASO GRIMALDI-BNL MALABANCA=MALAGIUSTIZIA

Caso Grimaldi: un caso aberrante di malabanca.

Ma andrà meglio con la giustizia?

Una vicenda davvero incredibile che inizia da una banale operazione finanziaria stipulata da un imprenditore che aveva bisogno di ampliare la propria attività.  Antonio Grimaldi è il nome dell’amministratore della Comesa, la società che contrae un mutuo di 413.000 euro  con la Banca Nazionale del Lavoro sede di Salerno che chiede in garanzia, come sempre accade, l’ipoteca sullo stabilimento valutato oltre un milione di euro. Grimaldi paga regolarmente le prime rate, circa € 67.000,  ma poi subisce un infarto  e deve affrontare un delicato intervento chirurgico. In tutto questo non versa alcune rate del mutuo. Certo, errore suo, ma da questo disguido scaturiscono conseguenze aberranti.
 
Non  appena si rimette in salute, Grimaldi corre in banca per ripianare la sua posizione debitoria che peraltro era assicurata con una polizza pretesa a parte all’atto del finanziamento. Si presenta con un assegno circolare da € 30.000 ma la banca non l’accetta.  Cosa era successo? Semplice: la banca aveva venduto il credito per l’intero importo senza detrarre nemmeno le rate pagate per ben 67.000 euro.  Il credito era stato cartolarizzato alla Cordusio srl  che a sua volta l’aveva ceduto alla  Calliope Srl, che a sua volta aveva dato procura alla Pirelli Re Crediting. Di questi “passaggi” il signor Grimaldi non ha mai saputo niente. Ha scoperto tutte queste evoluzioni del suo mutuo soltanto quando ufficialmente ha chiesto alla BNL di rientrare dalla rate scadute.  Nel frattempo la banca aveva proposto istanza di fallimento presso il tribunale di Salerno pur avendo già ceduto il credito, ma l’istanza viene respinta dal Giudice.
A questo punto Grimaldi cerca di trattare, il figlio chiede a sua volta un mutuo di 250.000 euro per arrivare con sicurezza a una possibile soluzione,  Grimaldi si reca alla Pirelli Re Crediting di Napoli che di industria meccanica poco conosce, e propone 367.000 euro per riavere la sua azienda. L’offerta è buona, ammettono alla Pirelli, ma va migliorata. Grimaldi passa a 380.000€, ma ancora non bastano, Grimaldi passa a 400.000 € ma nemmeno basta.
Arriva la richiesta ufficiale: vogliono 490.000€. Il signor Grimaldi non ce la fa e deve rifiutare.
Nel frattempo la Calliope srl, unico creditore della Comesa,  propone il pignoramento di una parte dell’immobile e non di tutto solo perché  viene commesso un errore procedurale sul pignoramento. 
Il signor Grimaldi si oppone e nel frattempo la stessa Calliope tramite la Pirelli Re Crediting  ripropone anche l’istanza di fallimento, già rifiutata a sua volta alla BNL dallo stesso giudice che questa volta invece decide per il fallimento pur non essendoci nuovi debitori, la posizione è esattamente come nella precedente istanza della BNL e quindi tutte le procedure di opposizione del Grimaldi vengono di fatto congelate.  Il signor  Grimaldi Antonio perde tutto e perde anche i 250.000 euro prestati dal figlio Vincenzo in quanto vanno nelle mani della curatrice fallimentare.
 
Infatti l’imprenditore  che aveva  trovato tanta ostilità nella Calliope, per inciso unico creditore della Comesa,  si reca con € 250.000 euro in assegni intestati alla Calliope presso lo studio del curatore fallimentare della Comesa srl,  ingenuamente tali assegni furono lasciati a quest’ultimo la quale li incassò e li ascrisse all’attivo fallimentare, mentre l’intento del  Grimaldi era quello di devolverli a favore della Calliope srl a cui li aveva intestati  cercando invano di salvare la sua azienda.
La Calliope tramite la Pirelli Re crediting che ne è la procuratrice si insinua nel passivo della Comesa Srl per ben 608.000 euro e tutto viene accettato dalla curatela fallimentare senza nessun problema.
A nulla sono valse nemmeno le opposizioni fatte dalla famiglia Grimaldi alla dichiarativa di fallimento infatti le stesse venivano respinte dal tribunale di Salerno.
Nel frattempo veniva promossa anche la vendita immobiliare  dello stabilimento alla cui asta si presentava un unico offerente, la CDM Costruzioni Generali srl di Sant’Antonio Abate (NA),  la quale si avvaleva del falso presupposto, asserito dal delegato alla vendita, un certo  Ugo Sorrentino, che dichiarava che gli immobili erano liberi mentre invece erano stati affittati alla Comeg srl e alla Ficm srl,  con contratti regolarmente registrati,  e nonostante che la stessa curatrice fallimentare, una certa Simona Romeo, aveva regolarmente incassato gli affitti senza rilasciare oltretutto alcuna quietanza agli inquilini.  Non ci crederete ma il 15/06/2012 la Comeg srl (ossia l’inquilino) malgrado il contratto registrato e il regolare pagamento dell’affitto,  ha subito l’estromissione dallo stabilimento da parte dell’ufficiale giudiziario di Mercato San Severino che sotto ordine del Giudice dell’esecuzione immobiliare Dott. Brancaccio e  con l’aiuto di ben 15 carabinieri  ha apposto i sigilli al capannone,  con l’aggravante che  all’interno dello stesso vi fossero  macchinari meccanici indispensabili per la lavorazione di proprietà della stessa  Comeg Srl per il valore di oltre 1 milione  e mezzo di euro, le commesse dei clienti in corso, e 15 dipendenti sono stati gettati sulla strada.
Fatti, questi, che hanno catturato l’attenzione dei media locali. Tutto ciò accadeva malgrado l’opposizione in corso, presentate al G.E.  Dott. Brancaccio  presso il Tribunale di Salerno che per questo ora dovrà rispondere della mancata sospensione dell’esecuzione.
Il Grimaldi ha sporto denuncia penale contro la BNL e la Calliope srl per estorsione, appropriazione indebita, usura e altre illiceità su cui la Guardia di Finanza sta indagando dietro incarico del PM Dott.ssa De Angelis che nel contempo ha chiesto la sospensione dell’esecuzione, anche ai sensi della Legge  n. 3 del 23.1.2012, ma fino ad oggi il PM non si è ancora pronunciato.
Contemporaneamente è iniziata azione civile da parte dei nuovi legali del Grimaldi, Avvocato Umberto Spadafora contro il fallimento e per la restituzione dei 250 mila euro versati e indebitamente trattenuti, nonché è stata espressa riserva sull’operato del professionista delegato alla vendita all’asta il quale con la sua mendace attestazione ha favorito l’acquirente che si è aggiudicato gli immobili per un valore di almeno quattro volte inferiore a quello reale. La stessa condotta del G.E. Doti.Alessandro Brancaccio è stata posta in discussione e ritenuta quantomeno arbitraria e con abuso di potere e di diritto, in quanto non ha controllato la veridicità delle asserzioni del delegato alla vendita e non ha sospeso l’asta neppure in presenza di una relazione di un ctu da lui stesso nominato che denotava l’anomalia delle costruzioni affette da parziale abuso edilizio non ancora sanato.
Il signor Grimaldi era uno stimatissimo imprenditore, aveva un’impresa che andava a gonfie vele, tanto che aveva avuto la necessità di ampliare l’azienda, ma ancora una volta, grazie alle banche, alle leggine costruite ad hoc sulle famose cartolarizzazioni e i vari giochi derivanti,  le imprese vengono soppresse, i loro beni mandati all’asta per una manciata di pane, con l’assoluta “allegria” di curatori e vari professionisti che in un Paese civile agirebbero ben diversamente.
Daniela Russo
http://www.liberoreporter.it/index.php/2012/09/banche/caso-grimaldi-un-caso-aberrante-di-malabanca-ma-andra-meglio-con-la-giustizia.html

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