PER DIRE NO AGLI ASSASSINI DI FRANCO MASTROGIOVANNI: FATE GIRARE SUL WEB L'APPELLO AL P.G. DI SALERNO

L’impunità è sempre odiosa ma lo è ancor di più quando la morte di una persona indifesa viene provocata mediante crudeli torture e la complicità di chi dovrebbe rappresentare la Pubblica Accusa, come nel caso di Francesco Mastrogiovanni e il pm Martuscelli, che ha cercato di minimizzare le responsabilità degli assassini.
Ci siamo costituiti parte civile per impedire i soliti “inciuci giudiziari” e affermare la libertà di cure contro i TSO, tutelando l’interesse comune di potere accedere ad una giustizia giusta e uguale per tutti, inscindibilmente connesso alla più generale tutela del rispetto della persona umana, per cui nessuno può essere sottoposto a torture, tanto più in strutture sanitarie.
Alla luce del tentativo di deviare il processo su un binario morto ci siamo posti come una spina nel fianco della Pubblica Accusa e ne abbiamo denunciato le deviazioni.
Siamo così riusciti ad infondere coraggio e far luce sugli anomali comportamenti endoprocessuali e le frequentazioni del pm Martuscelli con taluni imputati (del caso se ne sta occupando il P.M. di Napoli). In linea di principio la sentenza ha riconosciuto il ruolo propulsivo delle Associazioni, smentendo e censurando il Martuscelli, ma ha reso giustizia solo a metà, anche se ha avuto il pregio di spezzare il clima persecutorio e d’odio politico nei confronti di Franco anche da morto.
Purtuttavia non è stata in grado di far piena luce sulle pratiche medievalistiche presso il lager psichiatrico di Vallo che coinvolgevano tutto il personale sanitario, invece incongruamente assolto, senza tenere conto delle palesi responsabilità e indifferenza degli infermieri, verso l’altrui atroce sofferenza, come risultanti provate dall’impianto accusatorio del primo P.M. dott. Rotondo e dalle video-registrazioni, elementi inchiodanti che sono state incomprensibilmente ignorati.
A pag. 175 della sentenza si afferma infatti assurdamente che la condotta degli infermieri possa venire ricondotta all’art. 51 c. 3 c.p., ritenendo che gli imputati mandati assolti non avrebbero potuto accorgersi dell’illegittimità dell’ordine di contenzione e del suo ingiustificato prolungamento.
Tale conclusione è assolutamente paradossale in quanto si è omesso di considerare che anche il personale infermieristico è portatore di una posizione di garanzia ex art. 40 c.p. nei confronti dei pazienti sottoposti alla loro cura e vigilanza e, pertanto, è da ritenersi pacificamente responsabile ogni qualvolta violi gli obblighi di legge.
I comportamenti contrari ai doveri di ufficio del pm sono stati da noi denunciati anche al P.G. di Salerno con istanza ex art. 570 c.p.p. chiedendo di sostituire il pm per incompatibilità e proporre motivato appello, non essendo consentito alle parti civili la diretta appellabilità che spetterebbe – sic! -allo stesso pm Martuscelli!
La sentenza avverso la quale auspichiamo il P.G. di Salerno vorrà proporre appello ha comminato peraltro pene scandalosamente miti, nei confronti dei medici, pur in presenza di reati di notevole gravità e allarme sociale, senza tener conto delle ns. diverse prospettazioni, secondo cui è configurabile il reato di “omicidio preterintenzionale”.
Nel caso di specie sussiste infatti sia il cd. “animus laedendi“, stante che la contenzione è stata attuata senza cure sino alla morte sia il cd. “animus necandi” che significa che l’agente non deve agire necessariamente con dolo di omicidio, ricadendo altrimenti nell’ipotesi di cui all’art. 575 c.p., bensì basta la previsione della morte, previsione di certo percepibile dal personale medico e paramedico, ben a conoscenza dei possibili esiti fatali di un regime contenitivo prolungato senza mai slegare la vittima per oltre 3 gg., lasciandolo privo di alimentazione e di idonea idratazione.
Da qui il sospetto ben più grave che il cinico e vile omicidio preannunciato dallo stesso Franco – il quale era a tal punto consapevole della fine che lo attendeva che implorò: «Se mi portano a Vallo non ne esco vivo» – possa promanare da una preordinata “vendetta politica”, maturata negli ambiti dell’estrema destra, che forse non ha mai perdonato al maestro elementare la morte del missino Carlo Falvella dirigente del FUAN di Salerno e la sua fede anarchica che lo spingeva a continuare a ricercare la verità sulla strage di Piazza Fontana.
Avvocati senza Frontiere invita pertanto la Società Civile e la stampa a sollecitare il Procuratore Generale di Salerno e la il Procuratore Capo di Vallo della Lucania ad impugnare la sentenza di primo grado, affinché siano comminate giuste condanne ai medici e affermata la resposabilità anche degli infermieri quali esecutori di ordini illegittimi come alla Diaz di Genova per i fatti del G8.
Scarica il testo integrale dell’istanza al Procuratore Capo di Vallo della Lucania e al P.G. di Salerno.

Lascia un commento


NOTA - Puoi usare questiHTML tag e attributi:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>