PISTA MASSONICA NEL CRAC PARMALAT

Spunta la pista massonica a Parma un dossier su Mutti

MILANO – Mancava solo l’impronta della massoneria, per rendere il pasticcio della Parmalat un riassunto quasi perfetto della italian way alla criminalità economica. Ed ecco la tessera che mancava. Sta in un plico partito a metà della scorsa settimana dalla Procura della Repubblica di Milano per Antonella Ioffredi e Silvia Cavallari, i due pm emiliani titolari dell’ indagine sul gruppo di Calisto Tanzi. Nel plico, il resoconto di una perquisizione eseguita nell’ abitazione e negli uffici di un personaggio che finora nelle cronache sul crac Parmalat era entrato solo di striscio: Mario Mutti, imprenditore di lungo corso, già direttore generale della Federconsorzi, buon amico di Silvio Berlusconi (che lo piazzò nel 1989 alla guida della Standa e poi lo inviò in Spagna come proconsole del gruppo Fininvest) e oggi patron di un’ azienda finita gambe all’ aria, la Tecnosistemi. Mutti è indagato per bancarotta fraudolenta da due pm milanesi, Laura Pedio e Luigi Orsi. Ed è dalla perquisizione a suo carico che saltano fuori documenti di impronta inequivocabilmente massonica. Mutti è un “grembiulino”, come si dice in gergo. E non solo. Il suo nome compariva nelle liste di Stay behind, ovvero della rete Gladio, l’ organizzazione segreta creata dall’ Alleanza atlantica negli anni Sessanta per scatenare la guerriglia in caso di presa del potere comunista in Italia. La Guardia di finanza, quando perquisisce la casa di Mutti, trova anche documenti di Gladio, e anche questi finiscono insieme alle carte del Grande oriente nel plico inviato a Parma. Ma non si tratta solo di folklore o di curiosità. Perché tra le carte sequestrate a Mutti ce ne sono alcune che documenterebbero con dettagli preoccupanti l’ intreccio tra i due capitomboli finanziari. Un dettaglio, su tutti, unisce i dissesti di Parmalat e Tecnosistemi all’ altro grande buco di questi mesi, l’ affare Cirio. Un dettaglio il cui senso è ancora tutto da interpretare. Sia Cirio sia Parmalat sia Tecnosistemi hanno robusti interessi in Brasile. E tutte sono rappresentate in Brasile dalla stessa persona: Giampaolo Grisendi, il manager indicato da Fausto Tonna, nelle sue confessioni, come il regista delle operazioni che segnarono l’ inizio dei guai di bilancio per il gruppo di Collecchio. Oggi le filiali locali delle tre società sono andate gambe all’ aria, e un magistrato di San Paolo, Carlos Henriques Abrao, ipotizza che dietro a questo scenario di finanza allegra e di fallimenti ci sia un corposo flusso di riciclaggio di denaro sporco. In Italia, d’ altronde, le piste del massone Mutti e del cattolicissimo Tanzi hanno iniziato a incrociarsi già anni fa, quando Parmalat decise di sbarcare in Borsa: l’ operazione passò attraverso una società di Mutti, la finanziaria Centro Nord, che si fuse con Parmalat. Mutti è stato fino al 1998 consigliere d’ amministrazione di Parmalat. Parmalat ha posseduto fino all’ anno scorso una quota di Tecnosistemi. Partecipazioni incrociate che denotano, se non altro, sintonia d’ intenti. E anche dopo l’ uscita dal Cda di Parmalat Mutti ha continuato a fare affari con Tanzi: insieme i due detengono una parte delle azioni della Aranca, una società palermitana che produce succo di agrumi, sui motivi reali della cui acquisizione hanno parlato con i pm alcuni ex collaboratori di Tanzi. La Tecnosistemi di Mutti – che oggi è in amministrazione straordinaria, cioè tecnicamente fallita – era finita sui giornali un paio d’ anni fa, quando Mutti aveva realizzato una joint venture assai chiacchierata con l’ Enav, l’ ente pubblico di assistenza al volo. Intercettando i telefoni dei vertici Enav (nell’ ambito dell’ inchiesta sulla strage di Linate) la Procura milanese aveva scoperto che Mutti era legato a filo doppio ai vertici lombardi di Forza Italia. Ne erano nate una serie di interrogazioni parlamentari e l’ affare era naufragato. 

Luca Fazzo e Marco Mensurati (Repubblica — 15 febbraio 2004   pagina 13   sezione: ECONOMIA)

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