di Federico Formica e Matteo Marini
Guadagnano meno di mille euro al mese. Lavorano 14 ore al giorno, senza mai un turno di riposo. E pagano anche il pizzo ai mediatori che le portano in Italia.
La verità sulle “stagionali” negli alberghi fra Rimini e Cervia (21 giugno 2010)
Il tavolino è di quelli da giardino, di plastica bianca, a poco prezzo. Sopra la tovaglia color senape c’è il “Piccolo manuale informativo per i lavoratori stagionali, comunitari e non”: fotocopie di articoli di cronaca e accanto le tabelle con le tariffe aggiornate divise per categoria di hotel e mansioni. Di fronte c’è il cavalletto con le “civette”, anche queste bilingue, “informazioni sindacali” si legge. È da questo angolo quasi invisibile del corso di Gatteo a Mare che sono venute alla luce le testimonianze dello sfruttamento e della tratta dei lavoratori dall’Est Europa fino alle spiagge della Romagna.
La videoinchiesta Dalla Romania a Cesenatico: ecco come funziona la tratta
Quattro sere a settimana Sandra prende posto in via delle Nazioni, che divide Cesenatico da Gatteo a Mare, in quel breve tratto di costa rimasto sotto la provincia di Forlì-Cesena. È cominciato tutto quando lei, che ora lavora in un’industria che produce piadine, faceva la stagione come donna ai piani, a pulire le camere. Veronika, la sua collega romena le raccontò quanto prendeva al mese: 950 euro. Cinquanta euro meno di lei, ma lavorando il doppio. Un orario da schiava, 12 ore al giorno. Nei periodi di piena, come nella settimana di Ferragosto, anche di più. Così Sandra ha deciso di informare i lavoratori stagionali sui loro diritti, soprattutto gli stranieri che arrivano qui ogni anno ad aprile e che poi a settembre tornano a casa. Nei decenni del “boom”, fino alla fine del ‘900 parlavano sardo, calabrese, campano. Ora l’accento è quello dell’Europa dell’est. La maggioranza sono romeni, ma vengono anche da Moldavia e Polonia. Donne soprattutto, gli ingranaggi invisibili dell’enorme macchina del turismo di massa. Con l’aiuto di Ercole Pappalardo, sindacalista della Filcams-Cgil di Cesenatico, si è documentata e in collaborazione con l’associazione Rumori sinistri, un collettivo che ha sede a Rimini, ha messo su il suo piccolo “ufficio”. I romeni che passano la sera, dopo una giornata interminabile fatta di pulizie, cucina, piatti e servizio ai tavoli, leggono l’invito nella loro lingua. Alcuni passano oltre perché non si fidano, altri si fermano e chiedono come possono fare per avere il sussidio di disoccupazione una volta terminata la stagione, oppure quanto dovrebbero prendere realmente di stipendio in base al loro orario di lavoro. Sandra mostra loro le tabelle salariali e la maggior parte delle volte li invita a procedere con una vertenza. Scrivendo su un foglietto il numero di cellulare di Ercole.
«Vedi, tu prendi 1.200 euro, ma lavori 13 ore, senza giorno libero», spiega a una ragazza, «Bene, se ci metti il giorno che non hai e gli straordinari che non ti pagano dovresti prenderne 3.500». Poi chiede loro di compilare una scheda, anonima, sulla quale registra i loro dati. Età, provenienza, anno di arrivo in Italia e stipendio. In due anni Sandra ha raccolto 245 testimonianze. La maggior parte sono donne romene, impiegate per le pulizie delle camere, servizio in sala o aiuto cucina. Quasi tutte hanno pagato per trovare un contratto in Italia. Prima dell’entrata della Romania nell’Unione europea le tariffe potevano arrivare anche a 1.000 euro. Ora pagano dai 400 ai 750 a degli intermediari che hanno contatti con gli hotel di tutta la Romagna, ma anche in Trentino per la stagione invernale.
Secondo uno studio dell’Osservatorio nazionale sul turismo di Federconsumatori, l’Emilia Romagna è la regione con le camere più economiche in Italia. Degli oltre 4.500 alberghi la metà è concentrata sulla costa. Ospitalità e divertimento a basso prezzo, che hanno permesso alla Riviera di reggere anche alla crisi. Ma è una competitività che pesa anche sulle spalle di queste persone.
La tratta. «Esistono delle agenzie che operano in Romania. Hanno depliant, cataloghi e organizzano i viaggi con pulmini che portano in Italia i dipendenti». È il direttore del Grand Hotel di Cesenatico, Luigi Godoli, a confermare l’esistenza di un sistema gestito da intermediari che dall’Est (non solo dalla Romania, ma anche da Moldavia e Polonia) procurano personale agli hotel della Riviera. «Noi abbiamo una persona, un italiano, che vive là. Ma non ci costa nulla. Immagino che prenda una percentuale sullo stipendio dei lavoratori. Credo sia una cosa normale».
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/le-schiave-della-romagna/2129327
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