L’ODISSEA del maresciallo dei carabinieri Antonio Cautillo.
Una vicenda che si trascina da 3 legislature in cui sono state presentate ben 6 interrogazioni parlamentari “a risposta scritta” al Ministro della Difesa con richiesta di far luce sulla vicenda mediante “l’avvio di una indagine interna al fine di accertare motivazioni e responsabilità”. Nell’inerzia delle istituzioni sono state sporte una serie di querele allo stato senza esiti.
di Christian Fiore
Con questo post vorrei spostare l’attenzione verso l’Arma dei Carabinieri. Il “protagonista” di questa triste ed imbarazzante storia è il Maresciallo dei Carabinieri Antonio Cautillo. Questa volta si parla di mobbing tra colleghi (se così si possono chiamare) delle Forze dell’Ordine.
Il Maresciallo, in servizio a San Giusto (Oristano), racconta che i problemi iniziarono già nel 1990; Una serie di piccole umiliazioni, le divergenze di opinione o conflitti personali occasionali o questioni riguardanti il servizio lo portarono ad essere emarginato sino ad arrivare al boicottaggio o ad azioni illecite.
“Per dirla chiara – afferma il Maresciallo – gli impedivano di svolgere il suo lavoro, almeno secondo quanto lui sostiene. E glielo impedivano, i superiori, con tutte quelle piccole vessazioni che vanno a nozze con un sistema particolarmente formale e burocratizzato come quello della forze dell’ordine, dove se sbagli mezza virgola in un verbale, sei rovinato.”
Emarginato dall’arma senza una spiegazione.
Il Maresciallo, molto provato dalla situazione e dalla risposta (pari a zero) di quello Stato che ha sempre servito con molta dedizione, stigmatizza così : “Che strano Paese: un generale dei cc viene condannato a 14 anni per reati da criminalità organizzata (ed in 10 anni di processi ha continuato tranquillamente a dirigere il ROS di tutt’Italia, comandare i poveri CC), il CGA si é già pronunciato riconfermandogli la fiducia (notizia TG3 di qualche giorno fa), ed uno di certificata onestà e rettitudine morale, si rivolge alle Istituzioni ma non ottiene nemmeno riposte. In un Paese rovesciato come questo in cui viviamo, pare che l’onestà stia diventando un disvalore”.
Facciamo una sorta di riepilogo:
- per 7 volte é stato ingiustamente chiamato in aula, sempre mandato assolto, sempre é riuscito a dimostrare l’estraneità alle accuse mossegli.
- Sono stati chiesti chiarimenti al Ministro della Difesa Ignazio La Russa, con ben 6 interrogazioni parlamentari “a risposta scritta”, sia alla Camera che al Senato ma tutte, ad oggi, sono rimaste senza risposta.
Interrogazioni che hanno tutte per oggetto la “discriminazione sul posto di lavoro” che dal 1997 ad oggi sono state fatte ad Antonio.
- una richiesta di risarcimento danni per discriminazioni sul lavoro pari a 1.200.000 euro, inviata direttamente al Ministero della Difesa.
- ha presentato n.18 istanze per conferire col Ministro della Difesa, allo scopo di ottenere il riesame in autotutela delle illegittime discriminazioni (punizioni, trasferimenti d’autorità, denunce penali, dall’esito favorevole)in difesa della sua dignità professionale ed il proprio posto di lavoro, ma tutte, ad oggi, sono rimaste senza risposta;
- Date le mancate risposte tanto attese e considerato il prolungarsi del “mobbing”, si é rivolto alla competente A.G., con il deposito di 17 querele.
http://www.radioradicale.it/scheda/305472/cittadini-in-divisa
Tutti gli interroganti pongono infine la stessa domanda, quali siano i motivi per i quali il Ministro della Difesa non abbia ancora deciso di RISPONDERE al maresciallo che gli chiede verità e giustizia per 18 volte (con istanze scritte, sottoscritte e protocollate in caserme dei CC) e se questo non sia in qualche modo addebitabile alle convinzioni politiche dello stesso.
Dal canto suo Cautillo fa appello all’articolo 14 per la salvaguardia dei diritti dell’uomo che garantisce “il godimento dei diritti e libertà riconosciuti deve essere assicurato senza distinzione (..) di opinione politica” e alla legge n. 382 ( 11.7.1978) “Norme di Principio sulla Disciplina Militare”, art. 17 dove si legge: “Nei confronti di militari (..) Sono vietate le discriminazioni per motivi politici o ideologici”.
Ideologie politiche a parte (indipendentemente dalla fazione alla quale “appartenete”), credo che, come minimo, meriti una risposta.
Fatto ciò, mi rendo disponibile per l’eventuale possibilità di pubblicare aggiornamenti in merito alla storia del Maresciallo dei Carabinieri Antonio Cautillo.
(da Articolo21) 6 interrogazioni parlamentari ( 4 nell’arco di quest’anno), 16 istanze per conferire con il Ministro della difesa, un appello al Capo dello Stato, una richiesta di risarcimento danni per discriminazioni sul lavoro pari a 1.200.000 euro, inviata direttamente al Ministero della difesa. Questi sono i dati “numerici” che correlano la vicenda del maresciallo dei Carabinieri Antonio Cautillo, in servizio presso la stazione di Santa Giusta, Oristano.
Tutte le interrogazioni hanno per oggetto la “discriminazione sul posto di lavoro” che il Maresciallo Cautillo avrebbe subito dal 1997 fino adesso. Secondo quanto riportato dalle diverse interrogazioni al maresciallo sarebbe stato impedito di svolgere le mansioni inerenti il proprio grado e formazione rendendo “estremamente difficile la condizione di rapporto lavorativo”. Il maresciallo è stato infatti sottoposto anche a numerosi provvedimenti disciplinari, unitamente a “varie punizioni, una per essersi rivolto al Presidente della Repubblica, trasferimento d’autorità, minacce di destituzione permanente dall’Istituzione, una settima denuncia per disobbedienza al Tribunale Militare”.
Nel corso degli anni, inoltre, e sempre all’interno del contesto lavorativo, ha subito numerose denunce con conseguenti processi presso la Procura militare dai quali risulta essere stato sempre assolto per insussistenza dei fatti addebitatigli.
Questo quanto si legge nelle diverse interrogazioni, che, nel corso di quest’anno non hanno ricevuto risposta alcuna, come non ha trovato risposta la richiesta di conferire avanzata al Ministro della difesa, come stabilito e garantito dall’articolo 39 del regolamento di disciplina militare, nel rispetto di quanto stabilito dal decreto ministeriale n. 603 del 1993.
Tutti gli interroganti pongono infine la stessa domanda, quali siano i motivi per i quali il Ministro della Difesa non abbia ancora deciso di incontrare il maresciallo, per cosentirgli così l’esposizione diretta dei fatti e se questo non sia in qualche modo addebitabile alle convinzioni politiche dello stesso.
Dal canto suo Cautillo fa appello all’articolo 14 per la salvaguardia dei diritti dell’uomo che garantisce “il godimento dei diritti e libertà riconosciuti deve essere assicurato senza distinzione (..) di opinione politica” e alla legge n. 382 ( 11.7.1978) “Norme di Principio sulla Disciplina Militare”, art. 17 dove si legge: “Nei confronti di militari (..) Sono vietate le discriminazioni per motivi politici o ideologici”.
Le 4 interrogazioni parlamentari sono disponibili sul sito www.ficiesse.it
http://stopthecensure.blogspot.com/2010/08/mobbing-il-caso-del-maresciallo.html
http://christianfiore.wordpress.com/2010/08/24/antonio-cautillo-inerzia-istituzionale/
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