E lo Stato dovrebbe dunque chiederne ragione all’allora Procuratore capo di Trieste Nicola Maria Pace, che anticipò addirittura alla stampa di avere in mano il colpevole (Zornitta) in base a “prova certa”.
La prova – un pezzo di lamierino tagliato con una forbice – si rivelò poi contraffatta in laboratorio di Polizia Giudiziaria. Le conseguenti inquietanti analogie con similari falsificazioni di prove della strage di Peteano hanno portato molti osservatori a supporre una preordinata azione di copertura e depistamento di indagini, deviando i sospetti sull’ignaro Ing. Zornitta, quale vittima sacrificale da dare in pasto all’opinione pubblica, al posto di soggetti criminali vicini ad ambienti politico-terroristici dei soliti servizi segreti deviati.
4 settembre 2010
http://www.iltuono.it/A2010/10-09-04.pdf
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