La storia di Angela L.: quando il giudice ti ruba la figlia

 

Di Matteo Spina

 
Questa è una storia tanto vera quanto drammatica. È l’odissea, durata dieci anni, di una famiglia che si vede strappare la figlia dalla malagiustizia. È soprattutto l’orrore di una bambina di 7 anni che viene prelevata da scuola da due carabinieri e per i successivi 120 mesi non vede più i genitori e il fratello. Per colpa di un’ingiustizia abnorme è costretta a vivere prima nei centri di affido temporaneo e poi in una famiglia adottiva alla quale non riesce né ad adattarsi né ad affezionarsi.
Una vicenda disperante, anche perché potrebbe capitare a chiunque. Ha origine da una falsa accusa di pedofilia, rivolta nel 1995 al padre della bambina, che si rivela inconsistente durante il processo che ne segue, quando ormai la bambina è stata presa in consegna dal tribunale dei minorenni e la sua esistenza corre lungo un binario implacabile, separato da quello dei genitori. Fu Panorama, nel maggio 2001, a rivelare la storia di Angela L. e della sua famiglia, vittime a Milano di questa ingiustizia senza fine. Panorama seguì il caso, cercando di far tornare al più presto Angela a casa. Da suo padre Salvatore, che era stato assolto in appello e in Cassazione (con tante scuse) dopo 2 anni e più trascorsi in carcere da innocente; da sua madre Raffaella, che non era mai stata nemmeno sfiorata dall’indagine, ma che non poteva più vedere la figlia solo perché aveva avuto il difetto di difendere il marito di cui conosceva bene l’assenza di colpa; da suo fratello Francesco, di poco più grande di Angela, che era rimasto con la madre e da lei era stato amorevolmente cresciuto malgrado infinite difficoltà.
Allora ogni sforzo era stato inutile. Pareva che il tribunale dei minorenni non volesse riconoscere l’errore nonostante la Cassazione. A dire dei giudici, la famiglia di Angela non era degna di riaverla perché suo padre e sua madre mostravano “inadeguata capacità genitoriale”: un giudizio crudele e inverosimile, visto quanto la coppia aveva lottato e sofferto per lei. Ma Salvatore e Raffaella non si sono mai arresi e nell’estate 2006, dopo lunghe ricerche, hanno ritrovato Angela, ormai diciassettenne, su una spiaggia di Alassio, in Liguria. Poi per altri 9 mesi l’hanno seguita da lontano, incerti sul da farsi e preoccupati di non aggiungere turbamenti ai traumi che la figlia aveva già subito. Infine la voce del sangue ha prevalso: “Non potevamo restare ancora lontani” dice la madre. Sono bastati pochi incontri clandestini, pochi abbracci. Ora da più di un anno Angela L. è tornata a casa, anche se a causa dell’adozione ha un cognome diverso dal suo e anche se dentro di sé porta ancora mille ombre. Ma ha deciso di raccontare tutta la sua storia in un libro: Rapita dalla giustizia (Rizzoli, 210 pagine, 18,50 euro), cui hanno collaborato Caterina Guarneri, giornalista di Chi, e Maurizio Tortorella, condirettore di Economy, per anni inviato speciale di Panorama. Così la vicenda di Angela L. si trasforma adesso in un atto d’accusa: per le tante vessazioni sopportate nella sua vita da “orfana per decreto”, per le tante ingiustizie vissute. E per quell’infanzia che le è stata rubata.

 

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