Il Generale Mori da indagato per “concorso esterno in associazione mafiosa” diventa Consulente di Expo 2015.
Una torta da 11 milioni di euro che fa gola alle massomafie, le quali come noto hanno messo silenziosamente forti radici in Lombardia, grazie alle connivenze di forze dell’Ordine, magistratura, politica, Opus Dei e logge massoniche.
Sapete chi hanno scelto per contrastare i tentativi di infiltrazione di mafia e ‘ndrangheta negli appalti legati alle grandi opere, di cui il Governatore Formigoni si dice certo, al punto di avere già percepito da vari segnali «un rischio ambientale notevole»…?
Poco di meno che il Generale Mario Mori e il colonnello dei Carabinieri Giuseppe di Donno…
Si proprio coloro che sono sospettati dalla DDA di Palermo della trattativa tra Stato e mafia, nell’ambito della quale si inseriscono gli attentati che costarono la vita ai magistrati Falcone e Borsellino e le bombe di Firenze, Milano e Roma della primavera 93.
Mori già accusato dalla Procura di Palermo di «favoreggiamento aggravato» a Cosa nostra insieme al maggiore Mauro Obinu, in relazione alla mancata cattura di Bernardo Provenzano, si appresta così a diventare uno dei massimi garanti del Comitato per la legalità che affiancherà la Regione lombarda, ove le massomafie controllano il territorio e gli appalti già dagli anni ’70.
Cosa che non può certo non destare allarme, tenuto conto che, come ricordato dallo stesso Mori ai magistrati di Palermo, una delle piste più importanti perseguite da Falcone e Borsellino era proprio quella degli appalti, in cui Vito Ciancimino, padre dell’odierno grande accusatore dell’ex Generale, era “il dominus che aveva rivestito e che ancora in parte rivestiva nel condizionamento degli appalti pubblici e più in generale la sua funzione di cerniera tra il mondo politico-imprenditoriale e l’ambito mafioso”.
Accuse quelle di Massimo Ciancimino confermate dalla Dott.sa Ferrero del Ministero di Giustizia e dalle deposizioni di due sottufficiali dei carabinieri che hanno denunciato anomalie durante la perquisizione effettuata a casa di Massimo Ciancimino nel 2005.
11 miliardi di euro in tre anni per realizzare grandi opere, tra cui quelle necessarie per l’Expo: strade, ferrovie, ma anche ospedali, che rischiano così di finire nelle fauci delle massomafie.
Formigoni tiene a precisare di non essere tenuto «in termini di legge» a prendere questa iniziativa che ove la scelta fosse ricaduta su altre figure meno sospette potrebbe apparire lodevole e come una scelta di campo contro la moderna criminalità massomafiosa dei colletti bianchi. Ma aggiunge di ritenerla «assolutamente necessaria».
Forse perché pensa che, in particolare a Milano, i rischi di infiltrazione mafiosa sono sottovalutati? Domanda d’obbligo, dopo che il Sindaco Letizia Moratti e la maggioranza del consiglio comunale hanno scandalosamente bloccato la costituzione di una commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose, in vista degli appalti legati all’Expo.
Risposta del governatore: «Non amo interferire e giudicare ciò che fanno altre istituzioni. Però nei miei colloqui con diverse autorità è da tempo che rilevo segnali di grande allarme.
Noi invece no…
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