Scorie tossiche e radioattive in Basilicata. Indagini insabbiate.

Rifiuti tossici ed eccellenti

di Riccardo Bocca

Parlamento. Ministero. Regione. Dopo la denuncia de “L’espresso” partono le prime iniziative per individuare le scorie di materiale pericoloso smaltite in Basilicata

(16 maggio 2005)

Sono a totale disposizione dei magistrati per indicare dove si trovano i rifiuti tossici provenienti dall’Enea di Rotondella. Già in passato ho collaborato con la giustizia e l’attendibilità delle mie dichiarazioni è stata dimostrata nei processi. Lo stesso accadrà stavolta. La mia unica richiesta è che mi vengano pagate le spese delle trasferte: un’esigenza a prima vista scontata, ma che fino a questo momento non è stata accolta da chi indaga…

A parlare in esclusiva con “L’espresso” è l’ex boss della ‘ndrangheta di cui il nostro giornale ha pubblicato lo scorso numero un esplosivo memoriale, consegnato nei giorni precedenti alla Direzione nazionale antimafia. Pagine nelle quali l’allora capo malavitoso, anonimo per ragioni di sicurezza, condannato per associazione a delinquere e traffico internazionale di stupefacenti, ha svelato episodi inediti sullo smaltimento clandestino di scorie tossiche e radioattive. Un business in cui, stando alle sue dichiarazioni, sarebbero stati coinvolti governi e mafiosi, servizi segreti e massoni, industriali e faccendieri. Tutti protagonisti di azioni tanto gravi quanto ignote all’opinione pubblica, come l’affondamento di navi cariche di bidoni tossici e il seppellimento di fusti in Somalia, terra segnata dall’assassinio dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
«Ora dipende dai magistrati», dice l’ex boss: «Se davvero sono determinati a cercare la pattumiera radioattiva, e se la politica non ostacolerà il loro lavoro, troveranno le prove dei traffici avvenuti tra gli anni Ottanta e Novanta». Un obiettivo che potrebbe rivelarsi abbordabile, almeno sul fronte italiano. Nel suo racconto, il collaboratore ha rivelato infatti una duplice operazione con cui tra il 1987 e il 1993 sarebbero stati smaltiti centinaia di fusti tossici e radioattivi in Somalia e Basilicata. La località dove scavare, sostiene l’ex boss, è Coste della Cretagna, nei pressi del fiume Vella. Un’area in cui sta cercando riscontri anche la Direzione distrettuale antimafia di Potenza, che nel 2000 ha aperto un’indagine per verificare presunte irregolarità del centro Enea. A riguardo, il silenzio del sostituto procuratore Felicia Genovese è totale. Fonti a lei vicine accolgono invece «le indicazioni dell’ex boss con il massimo interesse», annunciando che «procederanno a pieno ritmo per fornire alla popolazione le necessarie certezze».

«Non c’è dubbio che dopo le rivelazioni pubblicate da “L’espresso” le procure debbano accelerare le indagini», commenta Paolo Russo, presidente della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti: «Io stesso, se necessario, chiederò l’intervento dell’Istituto nazionale di geofisica, capace di individuare reperti metallici a 30 metri di profondità. E intanto la nostra Commissione prepara a brevissimo una trasferta in Basilicata». Da parte sua, il presidente della Basilicata Vito De Filippo (Margherita) non ha perso tempo. Dopo l’uscita de “L’espresso” ha attivato un gruppo tecnico di supporto alla giunta con il contributo del Cnr. Inoltre è stato deciso di convocare il tavolo della trasparenza sul nucleare, ulteriore organismo di monitoraggio, mentre Carmine Nigro, presidente della Provincia di Matera, ha spiegato che per trovare i fusti verranno utilizzati anche i satelliti, disponibili grazie a una «convenzione che l’ente pubblico sta per firmare con la società Telespazio». Un quadro di intervento a prima vista apprezzabile, a cui vanno aggiunti i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico), incaricati di indagare dal ministero dell’Ambiente.
«La questione, in un certo senso, è semplice», dice il presidente Paolo Russo: «Se le notizie del memoriale sono false, allora lo si dimostri. Altrimenti bisogna esigere la verità, per quanto scomoda». Anche per questo il nostro giornale ha contattato Tommaso Candelieri, il dirigente dell’Enea tirato in ballo dall’ex boss. Nel memoriale si legge che nel 1987 avrebbe partecipato allo smaltimento clandestino di rifiuti pericolosi in Basilicata e in Somalia, e che la cosa si sarebbe ripetuta nel 1992, quando sarebbero stati smaltiti «altri mille bidoni di rifiuti tossici e radioattivi». Per quale ragione l’ex boss della ‘ndrangheta ha fatto il suo nome? E qual è la sua versione dei fatti? Candelieri, malgrado la disponibilità de “L’espresso”, preferisce non entrare nel merito. Dichiara invece alle agenzie di stampa che «le notizie relative» alla sua «persona sono false nella loro interezza», e annuncia di avere «affidato al legale di fiducia di procedere in sede e civile e penale.

Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/rifiuti-tossici-ed-eccellenti/2109758

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