FIRENZE. LA MASSONERIA GARANTISCE IMPUNITA' A NOTAI E INCIUCI GIUDIZIARI

“UNA TRUFFA DIETRO QUELLA VENDITA”.

DUE notai molto stimati a Firenze, Marcello Mariani e Tommaso Tavassi, sono sotto inchiesta per concorso in truffa aggravata e sono stati perquisiti su ordine del pm Giuseppina Mione. Al centro dell’ inchiesta vi sono una cospicua eredità, una lite e un errore. L’ eredità è quella lasciata ai suoi sette figli da Oscar Alfred Pio, il fondatore della Plasmon, morto nel 1999. La lite è stata intentata dalla seconda moglie di Oscar Alfred, Ornella Bertoni, che lo aveva sposato un mese prima della morte, che nel testamento risultava destinataria di un legato e che chiede il riconoscimento della qualifica di erede. L’ errore – fonte infinita di cause civili e di denunce penali – è stato compiuto nello studio dei notai Mariani e Tavassi l’ 11 giugno 2002. Quel giorno uno degli eredi, Roberto Cesare Pio, ha acquistato da cinque dei sei fratelli le loro quote ereditarie, ha diviso i beni con il sesto fratello, ha stipulato un mutuo e ha ceduto a tre società immobiliari parte della fattoria Il Torricino in via di Valimorta a San Martino a Torri (uno dei beni ricevuti in eredità). Gli atti hanno richiesto quasi 13 ore, e gli ultimi sono stati eseguiti dal notaio Tavassi, anche se gli acquirenti avevano fino ad allora trattato con il notaio Mariani: il quale – hanno poi denunciato – aveva garantito che la causa ereditaria intentata dalla vedova non avrebbe mai potuto riguardare i beni messi in vendita, e quell’ 11 giugno 2002 dichiarò che, in base alle visure fatte quella stessa mattina alla conservatoria, sui beni oggetto delle compravendite non gravava alcun vincolo. Non era così. I compratori lo seppero solo nell’ ottobre 2003, quando avevano quasi finito di ristrutturare gli immobili acquistati e avevano cominciato a venderli. Da uno dei fratelli Pio appresero che la vedova Bertoni aveva chiesto al tribunale di Milano il sequestro di tutta la fattoria. Poi scoprirono che sin dall’ agosto 2001, cioè 10 mesi prima della stipula del contratto, i beni erano gravati dalla trascrizione della domanda giudiziale di petizione ereditaria, e dunque tutt’ altro che liberi da vincoli. I due notai, assistiti dall’ avvocato Valerio Valignani, sono stati ascoltati dal pm. Negano fermamente la truffa. Ammettono l’ errore. Sembra che siano state controllate le trascrizioni sui beni di Roberto Cesare Pio (a cui peraltro la petizione di eredità non era stata notificata) ma non sui beni dei suoi fratelli. Gli acquirenti sospettano una trappola, anche perché una volta sottoscritti gli atti di compravendita il notaio Tavassi chiese loro di firmare un documento che lo sollevava da ogni responsabilità. Roberto Cesare Pio, che con i fratelli è indagato per concorso in truffa aggravata ed è difeso dall’ avvocato Marco Rocchi, sostiene di essere il principale danneggiato e chiede ai notai 5 milioni di euro di danni. E in causa sono anche gli acquirenti. «I notai costituiscono la miglior difesa dei cittadini», dichiara il consiglio nazionale del notariato, ricordando che essi sono coperti da una assicurazione obbligatoria che protegge i clienti da ogni rischio. Ma in questa vicenda sono passati 4 anni e sinora i clienti non sono stati risarciti.
FRANCA SELVATICI
Repubblica — 26 giugno 2007   pagina 5   sezione: FIRENZE

L’errore di due notai blocca l’eredità, congelato fino al 2018 il patrimonio Plasmon.

Repubblica — 18 agosto 2010   pagina 5   sezione: FIRENZE

L’ ERRORE di due stimati notai. I tempi biblici della giustizia. L’ impotenza di chi ha subìto i danni e non vede una via d’ uscita. L’ eredità del fondatore della Plasmon, Oscar Alfred Pio, morto nel lontano 1999, è un labirinto senza sbocco. Almeno fino al 2018. Per un errore, anzi una serie di errori, commessi nel 2002. L’ 11 giugno 2002 nello studio dei notai Marcello Mariani e Tommaso Tavassi uno degli eredi Pio, Roberto Cesare, ha acquistato le quote ereditarie di cinque dei suoi sei fratelli, ha diviso i beni con il sesto fratello e ha ceduto a tre società immobiliari e al dottor Sandro Mencucci parte della fattoria Il Torricino a San Vincenzo a Torri, uno dei beni ricevuti in eredità. Era già noto, all’ epoca, che la seconda moglie del defunto Oscar Alfred Pio, Ornella Bertoni, aveva impugnato il testamento e chiesto il riconoscimento della qualifica di erede. I notai certificarono, tuttavia, che in base alle visure catastali sui beni posti in vendita non gravava alcun vincolo. Non era così: nell’ agosto 2001 la vedova aveva trascritto anche sulla fattoria Il Torricino la domanda giudiziale di petizione ereditaria. E tuttavia nei 17 atti stipulati davanti ai notai non vi è traccia di quella trascrizione. Gli acquirenti ne ebbero notizia solo nell’ ottobre 2003, quando gli immobili acquistati erano stati quasi interamente ristrutturati ed erano stati stipulati diversi preliminari di compravendita. Da quel momento si è bloccato tutto. Anche se sette famiglie sono andate ad abitare in alcuni degli edifici ristrutturati, nessuno può perfezionare i contratti, e neppure vendere e andarsene, e le società immobiliari hanno subìto danni ingenti, se si considera che il valore complessivo dei beni bloccati ammonta a circa 15 milioni di euro. Il processo penale per truffa a carico dei due notai siè chiuso pochi mesi fa con una sentenza di prescrizione. In sede civile i due notai sono stati dichiarati responsabili per non aver rilevato la trascrizione e condannati in primo grado il 9 settembre 2008 a risarcire, tramite i Lloyd’ s di Londra, le società immobiliarie Roberto Cesare Pio. Però è stato necessario intentare una seconda causa per quantificare il danno. Al momento nessuno ha visto un euro. Il consiglio notarile non risulta aver preso alcuna iniziativa nei confronti dei due notai per indurli a pagare. Il consiglio nazionale del notariato, con il quale i danneggiati presero contatto sei anni fa con i loro avvocati, promise una risposta che non ha mai dato. Uno degli acquirenti degli appartamenti, che vorrebbe venderlo e non può, è indignato da questo silenzio: «Il notaio rappresenta lo Stato. Mettiamo che non sia stato dolo, che sia stato un errore. Allora pagate. Invece niente. E il consiglio notarile protegge i suoi iscritti invece dei cittadini». E non è finita. Con una sentenza depositata il 20 aprile 2009, il tribunale civile di Milano ha dichiarato la qualità di erede della vedova Bertoni e il suo diritto su un terzo dei beni ereditari, ha attribuito l’ intera fattoria Il Torricino a Roberto Cesare Pio e a suo fratello Julian Oscar e ha posto a loro carico l’ obbligo di corrispondere alla vedova Bertoni, a titolo di conguaglio, la somma di 2 milioni e 288 mila euro. Roberto Cesare Pio ha presentato appello. E la corte d’ appello di Milano ha stabilito che la sentenza diventerà efficace solo dopo che sarà passata in giudicato. Fino a quel momento, perciò, la signora Bertoni manterrà la trascrizione sui beni ereditari, e in particolare sulla fattoria Il Torricino. Quella trascrizione che i notai avrebbero dovuto vedere e non hanno visto. Gli sfortunati acquirenti hanno fatto i conti. In primo grado la causa civile, intentata nel 2001 dalla vedova, si è conclusa nel 2009. Fra appello e Cassazione, si calcola che trascorreranno altri 8-9 anni. In tal caso, la sentenza diventerà esecutiva nel 2018: 16 anni dopo la firma dei contratti di compravendita. Una sciagura alla quale sembra che nessuno sappia o voglia porre rimedio.
FRANCA SELVATICI
 http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/08/18/errore-di-due-notai-blocca.html

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