PALMINA MARTINELLI: BRUCIATA VIVA NON VIENE CREDUTA. ASSOLTI GLI AGUZZINI

La storia agghiacciante di una adolescente di 14 anni bruciata vita perchè non voleva prostituirsi ed offesa dalla magistratura sino alla Cassazione che non le crede, assolvendo scandalosamente i suoi truci aguzzini.

Palmina Martinelli

FASANO (Brindisi) – “Palmina era molto bella, aveva 14 anni, vogliono farla prostituire, lei si rifiuta e le danno fuoco” e subito la registrazione della voce della sfortunata adolescente fasanese che racconta, mentre lotta tra la vita e la morte nel reparto di rianimazione del Policlinico di Bari, quello che le è accaduto facendo i nomi dei suoi aguzzini.

Ha aperto così la  giornalista televisiva, Federica Sciarelli, la puntata del 15 giugno 2010 del programma di Rai Tre “Chi l’ha visto?”.

La storia è quella di Palmina Martinelli, la 14enne fasanese data alle fiamme perchè si rifiutava di prostituirsi. Prima di morire la ragazza era riuscita a fare i nomi dei suoi aguzzini, ma il caso venne chiuso come suicidio.
I fatti risalgono all’11 novembre del 1981, quando a Fasano, nella sua abitazione, venne ritrovata in fin di vita Palmina Martinelli. Gli investigatori puntarono immediatamente i loro sospetti su quattro giovani di Locorotondo, uno di 23 anni, due di 22 e l’ ultimo di 18. Secondo l’accusa i quattro avrebbero dato fuoco a Palmina Martinelli perché non voleva prostituirsi. La ragazzina morì in ospedale a dicembre. Le prove portate dall’ accusa a sostengo delle tesi di colpevolezza non ressero, però, né in primo né in secondo grado. Alla fine i quattro furono assolti anche dalla Corte di Cassazione.

A raccontare una delle più brutte storie accadute a Fasano, nello studio di Rai Tre, ieri sera, c’era una delle sorelle di Palmina, Giacomina (da tutti chiamata Mina) che oggi ha 44 anni, che all’epoca dei fatti aveva 15 anni, un anno in più della sorella morta a causa delle ustioni sul 70% del corpo. Proprio Mina Martinelli ha interpellato la nota trasmissione televisiva di Rai Tre per cercare di fare chiarezza a quasi 30 anni da quella morte, atroce e violenta, che scosse l’opinione pubblica locale e nazionale. Mina Martinelli insegue ancora oggi la verità. E insieme a lei, nel corso della trasmissione con una telefonata, si sono schierati anche altri i due fratelli più piccoli di Palmina: Carmela e Roberto, che all’epoca aveva 8 anni.

Ad aprire la trasmissione, come dicevamo, la registrazione audio disposta in ospedale dal Pm Nicola Magrone, che con l’aiuto del prof. Fiore interroga Palmina che, con un filo di voce, alla domanda “Chi ti ha fatto del male?” risponde facendo i nomi di “Enrico e Giovanni” e quando gli si chiede “cosa ti hanno fatto?” risponde “alcool e fiammifero”.
Una registrazione agghiacciante che ha toccato veramente il cuore di chi ieri sera ha seguito la trasmissione di Rai Tre. Soprattutto di chi, per la giovane età, non conosceva per niente la storia di Palmina Martinelli.
Palmina, però, non venne creduta ed il caso fu archiviato come suicidio. A sollecitare la trasmissione di RaiTre ad occuparsi del giallo di Fasano è stata la sorella di Palmina, Mina Martinelli, che ha dichiarato in diretta di provare a 30 anni ancora “tormento ed emozione ad ascoltare le parole di mia sorella”.  L’agonia di Palmina durò 22 giorni, di cui 2 in coma.

Ospite alla trasmissione “Chi l’ha visto?” oltre alla sorella Mina, anche il Pm che all’epoca si occupò del caso di Palmina, Nicola Magrone che prese a cuore la vicenda della 14enne fasanese, senza però riuscire a far condannare gli imputati maggiori. Magrone ha scritto anche un libro su questa storia, ed ha dichiarato in una intervista che la vicenda che l’ha coinvolto di più in tutta la sua carriera è stata proprio quella della adolescente fasanese.

La trasmissione di Rai Tre ha ricostruito la vita e la storia della sfortunata Palmina, che abitava nelle case popolari di Fasano, in una famiglia povera e numerosa, con il padre disoccupato e la madre donna di pulizie. Sesta di 11 figli, Palmina lascia la scuola in quarta elementare.
“Era bella, intelligente – spiega la giornalista di “Chi l’ha visto?” -. Era un fiore cresciuto nel fango. Il suo sogno era quello di sposarsi ed andare via da quella situazione”.
“Palmina è piccola, ingenua e vergine  – prosegue la giornalista Rai inviata a Fasano alla ricerca di notizie e di immagini – si innamora di Giovanni Costantini che, con il fratellastro Enrico Bernardi, procacciavano ragazzine e le avviavano alla prostituzione”.
La stessa sorte era capitata alla sorella maggiore di Palmina, Franca Martinelli, costretta – a seguito di percosse e botte alla propria figlioletta di pochi mesi – a prostituirsi in una chiesa sconsacrata nelle campagne di Locorotondo. È proprio Franca Martinelli che racconta, in una intervista rilasciata alla giornalista di Rai Tre inviata a Fasano, quello che le era accaduto nel lontano 1981.
Dopo la testimonianza di Franca, si passa a raccontare gli ultimi momenti in vita di Palmina.

L’11 novembre del 1983 Palmina Martinelli, indossa l’abito buono ed una collanina, esce di casa alle 14.30 per andare alla chiesa della “Salette” per partecipare al catechismo in vista della Cresima. Per strada incontra un suo coetaneo, Bruno, con il quale ha una accesa discussione in quanto questo suo amico avrebbe messo in giro la voce che “se l’era portata a letto”. Palmina reagisce a queste calunnie ed affronta il suo coetaneo con il quale ha una accesa discussione. Alle 15.30 viene raggiunta dal padre e dal cognato, i quali invece di prendere le difese di Palmina, la schiaffeggiano e  la riaccompagnano a casa alle ore 16, e vanno via. Palmina quel pomeriggio non andrà più al catechismo e resta sola in casa.

Alle 16.25 torna a casa il fratello maggiore, Antonio, che entrando sente un odore di bruciato e dei lamenti provenire dal bagno, nel quale rinviene la sorella mentre sta tentando di aprile l’acqua della doccia per spegnere le fiamme che, ormai, le invadono la maggior parte del corpo. Quel giorno, però, a Fasano l’acqua manca ed è una tragedia.

Antonio Martinelli a quel punto carica la sorella in auto e l’accompagna al pronto soccorso dell’ospedale “Umberto I” dove è in servizio il giovane medico Lello Di Bari. Proprio Lello Di Bari (oggi primario del pronto soccorso di Fasano e Ostuni oltre che sindaco di Fasano) racconta quel pomeriggio alle telecamere di “Chi l’ha visto?”, e ricorda che “Palmina era lucida e raccontava quello che le era accaduto”. La 14enne verrà, poi, trasferita d’urgenza nel reparto di rianimazione del Policlinico di Bari dove il suo cuore cesserà di battere 22 giorni dopo.

Secondo quanto dichiarato, subito dopo l’accaduto, dal fratello Antonio (il primo a soccorrerla) Palmina gli avrebbe detto che “non ce la faceva più e che voleva morire” che “era stato Gianni ed Enrico” e che “mi hanno dispregiata e che non sarà più bella come prima”.

Il 20 novembre il Pm Magrone mette a verbale il racconto di Palmina Martinelli.

“Il primo contatto che ebbi con Palmina in ospedale – racconta Magrone a “Chi l’ha visto?” – fu spaventoso. Era un tronchetto annerito, il viso e gli occhi si vedevano appena. Il prof. Fiore gli tolse i tubi che l’aiutavano a respirare e si riuscì a fare il verbale”.
Magrone, però, uscendo dalla stanza decide anche di registrare su nastro il racconto di Palmina. E così fece. Con l’aiuto del prof. Fiore, Palmina viene nuovamente interrogata e la sua deposizione viene registrata su una cassetta che, poi, sarà uno degli elementi di prova portati dal Pm nel processo. Una registrazione che ieri sera è stata mandata più volte in onda.

Nel suo racconto Palmina parla del fatto che i due – Giovanni ed Enrico – prima di cospargerla di alcool e darle fuoco, le fanno scrivere una lettera di addio alla madre. Copia di questa lettera “Chi l’ha visto?” la manda in onda. E su questa lettera vengono fuori altri aspetti mai resi noti alla opinione pubblica.
L’associazione “8 marzo”, infatti, costituita da un gruppo di donne che chiedono giustizia contro la mentalità maschilista, nel processo Martinelli si è costituita parte civile. Alla trasmissione di ieri sera è intervenuta proprio l’avvocato di parte civile, Laura Rennidoli, che ha spiegato come proprio il biglietto di Palmina Martinelli lasciato alla madre nel quale lei racconta di essersi stancata di come veniva trattata in famiglia, è stato oggetto di approfondimenti ed indagini. Il biglietto si concludeva con la scritta “ADDIO PER SEMPRE”. Secondo la tesi della parte civile, confermata anche da una specifica perizia grafica compiuta sul biglietto, le parole “ER SEMPREsarebbero state scritte da uno degli imputati, ovvero la grafia, secondo la perizia grafica, apparterrebbe ad uno degli imputati. Quindi è ipotizzabile che Palmina avesse scritto il biglietto perché in procinto di scappare di casa con il suo fidanzato, dopo l’ennesima lite in famiglia. Secondo l’accusa, infatti, i due imputati avrebbero raggiunto la casa di Palmina Martinelli dopo le 16 dell’11 novembre (non ci sono però testimoni che confermano la presenza dei due imputati nella casa di Palmina) per portarla via con la scusa di una vita migliore. Ecco perché il biglietto di addio alla madre firmato con la sola iniziale del nome “P”.
Palmina, però, all’ultimo minuto si sarebbe resa conto dell’intenzione dei due fratellastri (Giovanni ed Enrico) di volerla far prostituire, si sarebbe ribellata e, quindi, avrebbe firmato la sua condanna a morte. Ecco, perché, si spiega l’aggiunta della scritta “ER SEMPRE” sotto il biglietto che sarebbe stata opera, sempre secondo la perizia grafica, di uno degli imputati. Insomma un elemento di non poco conto che, però, insieme al racconto di Palmina reso al Pm, non sono stati sufficienti a dimostrare la colpevolezza dei due imputati.
Secondo la difesa, invece, Palmina era stanca e depressa ed aveva deciso di suicidarsi.

Il 2 dicembre, dopo 22 giorni di agonia, Palmina muore. Tutto il paese partecipa al suo funerale.

Il 28 novembre 1983 inizia il processo in Corte d’Assise a Bari a carico di Enrico Bernardi e Giovanni Costantini, all’epoca ventenni, accusati di omicidio pluriaggravato e di altri reati.

Giovanni Costantini avanza  un alibi dicendo che lui l’11 novembre 1981 era a svolgere il servizio militare presso una caserma a Mestre. Il Pm Magrone smonta, però, questo alibi, e scopre, a seguito di indagini ed in base ad alcune testimonianze, che Costantini era andato via da Mestre il 10 novembre e vi era tornato la mattina del 12, ed aveva anche confidato ad alcuni commilitoni di essere tornato a casa. Neanche questo elemento è servito a dimostrare la colpevolezza di Costantini.

Il 22 dicembre 1983 la Corte d’Assise di Bari in primo grado assolve Costantini e Bernardi per insufficienza di prove. I due, però, vengono condannati a 5 anni per sfruttamento della prostituzione di altre donne (tra cui Franca Martinelli).
Il 27 ottobre 1987 la sentenza viene confermata dalla Corte d’Appello, e nel 1988 dalla Cassazione.

Da ieri sera la storia di Palmina, grazie a “Chi l’ha visto?” e alla caparbietà della sorella Mina – che ha trovato sostegno anche dalla sorella Carmela e dal fratello Roberto – è tornata alla ribalta facendo tornare Fasano indietro di 30 anni.
“Chiedo a chiunque sa o ha sentito qualcosa – è stato l’appello lanciato da Mina Martinelli in conclusione del programma di Rai Tre – di farsi avanti e di dire quello che sa”.

Un appello che facciamo nostro nel ricordo di una adolescente morta in circostanze tragiche proprio negli anni più belli della sua vita.
Ed è un appello che vale anche per altri omicidi accaduti a Fasano o che hanno avuto come vittima un fasanese, sui quali non si è fatta ancora piena luce: dall’omicidio di Valerio Gentile, a quello di Giovanni Scarpantonio a quello di Vito Margaritondo.

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