MINACCE DI DESTITUZIONE PER GENCHI. POLIZIA DI STATO – MAFIA DI STATO?

Le parole recentemente pronunciate da Salvatore Borsellino sono state molto chiare:

Abbiamo paura che Gioachino Genchi, lasciato solo, possa venire eliminato. Non solo professionalmente e personalmente, cosa che è già stata fatta, ma anche fisicamente“.

Dopo la deligittimazione e il tentativo di screditarlo per la sua importante attività di investigatore antimassomafie, quale collaboratore dell’ex P.M. De Magistris,  ora il pericolo si fa più concreta con la minaccia di destituzione dalla Polizia di Stato, che Gioacchino Genchi non ha fatto altro che onorare con la alta professionalità, onesta morale, indipendenza e coraggio.

Fa paura perché Genchi sà, ha visto e probabilmente potrà testimoniare la verità su quella trattativa tra Stato e massomafie, perchè, probabilmente, potrà spiegarci e provare perchè oggi la massoneria e la mafia sono al governo, controllando i gangli vitali delle istituzioni, comprese le prefetture, i rami del Parlamento, le istituzioni economiche, le banche, i media…

Afferma Genchi: “…..E l’attacco che viene fatto nei miei confronti parte esattamente dagli stessi soggetti che io avevo identificato la sera del diciannove luglio del 1992 dopo la strage di via D’Amelio, mentre vedevo ancora il cadavere di Paolo Borsellino che bruciava e la povera Emanuela Loi che cadeva a pezzi dalle mura di via D’Amelio numero diciannove dov’è scoppiata la bomba, le stesse persone, gli stessi soggetti, la stessa vicenda che io trovai allora la trovo adesso!
Ancora nessuno ha detto che io sono folle. Anzi, sarò pericoloso, terribile ma che sono folle non l’ha detto nessuno. Bene allora quello che io dico non è la parola di un folle perché io dimostrerò tutte queste cose. E questa è l’occasione perché ci sia una resa dei conti in Italia. A cominciare dalle stragi di via D’Amelio e dalla strage di Capaci. Perché queste collusioni fra apparati dello Stato, servizi segreti, gente del malaffare e gente della politica, è bene che gli italiani comincino a sapere cosa è stata.”

Chi è Gioacchino Genchi? http://www.lavocedirobinhood.it/Articolo.asp?id=171

Perchè è minacciato di destituzione dalla polizia di Stato?

http://www.youtube.com/watch?v=ROra5QxY9xo

“Processo” a Genchi: la Polizia pronta a cacciarlo – “colpevole” per le critiche al governo

Gioacchino Genchi potrebbe essere rimosso dalla Polizia tra pochi giorni.

Il consiglio di disciplina della Polizia ieri lo ha ascoltato per otto ore. Il verdetto, che sarà ufficiale tra 15 giorni, secondo quanto risulta a Il Fatto Quotidiano è già scritto: destituzione. Il capo della Polizia Antonio Manganelli potrebbe sovvertirlo ma, da quanto si apprende, non è intenzionato a farlo. Genchi è un consulente privato delle Procure ma resta un poliziotto in aspettativa non retribuita. I suoi capi di incolpazione disciplinare sono due discorsi. Il 6 dicembre del 2009 sul palco dei Grillini di Cervignano del Friuli, si è permesso di ridicolizzare l’enfasi data dal governo all’arresto del mafioso Giovanni Nicchi, definito “numero due della mafia” da Berlusconi. Quell’arresto provvidenziale, giunto il giorno dopo il “No Berlusconi day” del 5 dicembre, secondo Genchi fu gonfiato come un’arma di distrazione di massa. Per dimostrarlo Genchi ha depositato il certificato penale incensurato – fino all’arresto – del mafioso. A Genchi è stato contestato anche il discorso al congresso dell’Italia dei Valori del 6 febbraio 2010 in cui aveva usato la parola (senza dubbio infelice) di “pantomima” per la ricostruzione pubblica dell’attentato a Berlusconi in piazza del Duomo. Il funzionario si è difeso sostenendo che si riferiva solo all’eccesso della prognosi inizialmente certificata di 90 giorni (e poi drasticamente ridimensionati) al premier. Il vicequestore con la passione per l’informatica si è difeso mostrando l’ottimo ottenuto in valutazione a maggio scorso, così motivato “eccellenti requisiti intellettuali, professionali e morali”. (Fonte: Il Fatto Quotidiano – 2 dicembre 2010).

E I COLLEGHI DEL G8?
Genchi ha sottolineato anche la disparità di trattamento con i colleghi coinvolti nei fatti del G8 e nell’omicidio Aldrovandi. Il vicequestore viene cacciato con ignominia per avere espresso le sue idee mentre non è stata disposta nemmeno una sospensione per i dirigenti massimi e i funzionari di più alto grado come “Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini , Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola , Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni”, e tanti altri, “tutti coinvolti nelle indagini della Procura della Repubblica di Genova per i noti fatti del G8 del 2001, oggetto della sentenza di condanna della Corte d’Appello di Genova del 18 maggio 2009” . E un’altra disparità inspiegabile per Genchi è il trattamento a lui riservato rispetto all’assenza di provvedimento contro “Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollasti”, condannati in primo grado dal Tribunale di Ferrara per l’omicidio preterintenzionale del giovane Federico Aldovrandi, consumato a Ferrara il 25 settembre 2005. Queste, secondo la Polizia e il suo capo, Antonio Manganelli, non sono condotte che “rendono incompatibile l’ulteriore permanenza in servizio”. Mentre Genchi va cacciato perché ha usato la parola pantomima anche in una seconda circostanza quando ha espresso “commenti pesanti su di un altro episodio riguardante il presidente del Consiglio: la microspia rinvenuta nello studio dell’onorevole Berlusconi nel 1996” . Genchi ha chiamato a testimoniare in sua difesa Roberto Maroni. Nel 1996 aveva detto all’Ansa: “La microspia se l’è messa Berlusconi da solo per fare la vittima”. Ovviamente la testimonianza è stata esclusa. Altrimenti i solerti funzionari avrebbero dovuto cacciare anche il loro ministro.

__________________________________________________________________________     La proposta di destituire Gioacchino Genchi dalla Polizia e’ scandalosa. 

30 novembre 2010 – di Fabio Repici

Per rispetto delle regole del galateo professionale, forse sarebbe stato il caso di tacere in quest’occasione. Perché chiunque potrebbe dire, o anche soltanto malignamente sussurrare, che io mi pronuncio perché sono il difensore di Gioacchino Genchi. E, quindi, è scontato che ne prenda le difese anche nel dibattito pubblico. Confesso che proprio per questo avrei voluto tacere. Poi ho pensato che la proposta di destituzione di Gioacchino Genchi dalla Polizia di Stato è un’evenienza così scandalosa che tacere sarebbe il peggior tradimento del mio ruolo di cittadino fedele ai principi della nostra Costituzione.

Da quando ho conosciuto Genchi, in verità, ho temuto che prima o poi qualcuno gli avrebbe fatto pagare tutto quello che di buono egli ha fatto in giro per i palazzi di giustizia di tutt’Italia nell’interesse dell’accertamento della verità. Anche – se non soprattutto – nei casi in cui la verità era indicibile. La vera colpa di Genchi è, dopo aver afferrato spezzoni di verità come solo lui è stato capace di fare – perché le sue capacità gliele riconoscono prima di tutto i suoi detrattori –, di aver osato pronunciarle, certe verità indicibili.

Vedete, se Genchi avesse concorso ad uccidere Aldrovandi oppure avesse calunniato e bestialmente pestato i ragazzi che manifestavano contro il G8 di Genova oppure avesse depistato le indagini sulla strage di Via D’Amelio per impedire di individuarne i mandanti estranei a cosa Nostra, se Genchi avesse fatto qualcosa del genere domani non comparirebbe davanti al consiglio di disciplina per sentire pronunciare la sua destituzione dalla Polizia. No, in quel caso per Genchi ci sarebbero state solo promozioni. Come è accaduto per uno dei depistatori di via D’Amelio, il dr. Ricciardi, che naturalmente è diventato questore. O come è accaduto per il dr. Gratteri e gli altri torturatori di Genova. Né, naturalmente, Genchi ha subito condanne rovinose per reati infamanti: in quel caso lo avrebbero fatto, ad honorem, comandante del R.o.s. dei Carabinieri.

Invece no: Genchi non solo non ha ricevuto promozioni ma, poiché su Via D’Amelio è stato proprio l’operato di Genchi a spalancare gli scenari che andavano tenuti seppelliti nell’oscurità, ora lo Stato gli presenta il conto. L’anticipo gli era stato preannunciato niente meno che dal più grosso puttaniere d’Italia, Silvio Berlusconi, il quale, trovandosi un giorno libero da impegni con Patrizia D’Addario o con Ruby Rubacuori, disse che Genchi era “il più grande scandalo della storia della Repubblica”. Lo disse proprio lui, Berlusconi. E così per sovrapprezzo Genchi si trovò indagato da un magistrato al di sotto di ogni sospetto come Achille Toro e dal corpo investigativo più deviato della seconda Repubblica, per l’appunto il R.o.s. di Mori, Ganzer, Obinu, De Caprio, ecc..

E poiché non c’era nulla da contestare a Genchi, il Ministero dell’Interno ha trovato che egli deve essere cacciato dalla Polizia di Stato perché ha oltraggiato l’onore di Silvio Berlusconi, con l’aggravante di averlo fatto al congresso di un partito pericolosamente legalitario come Italia dei Valori. Vi chiederete: come si fa a oltraggiare l’onore di uno che l’ambasciata statunitense in Italia – non propriamente un circolo talebano – considera un puttaniere psicopatico? Il ministro Maroni lo avrebbe potuto spiegare quando ha imposto la sua presenza nel programma di Fazio e Saviano ma lì ha preferito turlupinare gli italiani per difendere l’immagine del suo piccolo partito razzista e secessionista.

Quello che si vuole è, in realtà, la morte civile di Genchi e, insieme a questa, l’insegnamento a qualunque magistrato o investigatore che, a cercare verità troppo scomode per il potere, si finisce male.

————————————————————————————————————————————–

A proposito del capo della Polizia di Stato Antonio Manganelli che molti ci domandano se faccia o meno parte anche lui di logge massoniche viste le sue posizioni nei gravi fatti del G8 dio Genova, ecco alcune sue affermazioni a riguardo sui fatti di Genova del 2001:

“Quella vicenda è certamente servita per avviare una serie di riflessioni  ma il bombardamento mediatico, anche di questi giorni, presenta una immagine che contrasta profondamente con la verità storica. Si dimenticano, infatti, le devastazioni inferte alla città in quei giorni, la presenza a Genova di 3mila guerriglieri provenienti da Paesi esteri e dentro questo contesto si isola l’abuso del singolo poliziotto da tutto il resto. Gli abusi, sia chiaro non vanno comunque giustificati e vanno invece perseguiti e puniti”

“Si è trattato di un’operazione che poteva essere condotta con più pacatezza ..”

Da: Corriere della Sera

http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_28/genova_manganelli_53481ba8-9d89-11dc-bac3-0003ba99c53b.shtml

 L’inchiesta di Genova. L’ex questore nelle telefonate: parla di un’azione comune contro i pm
«Manganelli dice: giù di forza»
Colucci intercettato. Il capo della polizia: frasi mal riportate
GENOVA – Manganelli «è arrabbiato e dice che devono fare un’azione comune per essere pesanti contro i magistrati», «il capo dice che devono andarci giù di forza », e ancora «Manganelli stamattina mi ha detto: dobbiamo darci una bella botta a questo magistrato, mi ha accennato che qualcuno sta già prendendo delle carte non troppo regolari». Francesco Colucci, questore di Genova durante il G8 del 2001, parla così con un funzionario del ministero dell’Interno, con un collega e con Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova. Non sa di essere intercettato.
Colucci commenta il fatto che egli stesso e l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, dimesso da pochi giorni, sono indagati per falsa testimonianza. È accaduto infatti che il 3 maggio Colucci, chiamato a testimoniare sulle telefonate intercorse la notte della Diaz con De Gennaro, abbia modificato la sua precedente versione negando di aver parlato con il capo della polizia a proposito dell’intervento del portavoce Roberto Sgalla nella scuola. Risultato: Colucci è accusato di falsa testimonianza, De Gennaro di averlo istigato a mentire, reato poi contestato anche a Mortola. Nelle intercettazioni che fanno parte del fascicolo relativo alla falsa testimonianza, non ci sono telefonate di Manganelli né di De Gennaro. L’ex capo della polizia e l’attuale compaiono solo nelle parole del molto loquace Colucci. Lo schema, secondo i magistrati che hanno da poco depositato l’avviso di conclusione delle indagini, è questo: De Gennaro fa pressione su Colucci perché cambi la sua testimonianza, Colucci lo fa, scoppia il caso, Colucci telefona a destra e a manca euforico spiegando come Manganelli (non ancora capo della Polizia) la voglia far pagare ai magistrati.
Il prefetto Manganelli ieri ha dichiarato che quelle frasi sono «un tradurre liberamente e con linguaggio inappropriato la mia manifestazione di affetto e di vicinanza a un collega in difficoltà». Nel faldone c’è anche la telefonata fra Mortola (indagato nel processo Diaz per le false molotov) e Maddalena, l’ispettore del Viminale incaricato di investigare sulla sparizione delle molotov dall’ufficio corpi del reato della Questura. Maddalena relaziona a Mortola sulle indagini in Procura. Insomma, una partita avvelenata fra Procura e Polizia, o almeno questo starebbero a dimostrare intercettazioni e atti depositati.

Conclusivamente, auspichiamo che il Procuratore Distrettuale Antimafia di Roma Dr. Capaldo vorrà far luce sul caso e garantire che le decisioni del Capo della Polizia di Stato Manganelli vengano adottate in conformità con i principi di legalità, libertà e indipendenza propri di ogni ufficio e funzione dello Stato, verificandone l’eventuale appartenenza o vicinanza a logge massoniche coperte e non…

Avvocati senza Frontiere

Lascia un commento


NOTA - Puoi usare questiHTML tag e attributi:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>