Signor giudice, un suo errore mi ha messo sul lastrico. Lo corregga!

E’ la denuncia accorata di un imprenditore di 44 anni di Chioggia vittima di un giudice veneziano che ci allega la lettera che ha scritto ad un magistrato del Tribunale di Venezia, rimasta senza risposta, seppure pubblicata con risalto dalla stampa locale.

La decisione del magistrato è ritenuta basata su un presupposto completamente errato e gravemente viziata da ultra-petizione.

Il silenzio del giudice chiamato in causa non depone ovviamente a suo favore, anche perchè il provvedimento ha di fatto decapitato ogni iniziativa imprenditoriale del soggetto passivo, provocando la vendita all’asta di tutti i suoi beni, nonostante le prove documentali e le perizie di due diversi tecnici che smentivano le pretese creditorie della controparte.

Ecco la lettera.

Le scrivo questa lettera di mia iniziativa, sconsigliato vivamente dal mio legale.

Ritengo di non arrecarLe alcun disturbo, di non ledere la Sua posizione di magistrato e di rispettare sostanzialmente le regole.
Sono l’amministratore, legale rappresentante e socio accomandatario di una società immobiliare.

Da inizio 2008 stiamo sostenendo una lite contro il titolare di una ditta (ed ora i suoi eredi) per un contratto di appalto mai onorato dal predetto e che mi vede soccombere a seguito di un decreto ingiuntivo (seguito da precetto e pignoramento) che Lei ha concesso a favore della controparte. E’ ormai chiaro nel giudizio di opposizione che sono state emesse fatture “stra” gonfiate, sono stati fatturati lavori inesistenti, sono state modificate ad arte le date di esecuzione dei lavori.
Tuttavia io soccombo davanti al decreto ingiuntivo “provvisoriamente” esecutivo da Lei concesso che troverà esecuzione il 30.06.2010 (con la vendita all’asta di tutti i beni della società – circa 540.000 euro il valore di perizia – contro un credito massimo accertato dal perito di euro 20.000 ca). Lei ha concesso quel decreto sul presupposto completamente errato che 96.000 euro di fatture non fossero mai state pagate. Tuttavia la controparte non ha mai richiesto il pagamento di quelle fatture.
Io ho compiuto 44 anni il 01.07.2010, il giorno successivo alla vendita coatta dei beni della mia società. Ho iniziato a lavorare a soli 13 anni per non gravare sulla mia famiglia con il primo dei miei vezzi (il motorino); da allora sono sempre stato finanziariamente autonomo. Ho acquistato la mia abitazione a soli 29 anni ed ho avviato varie attività con il solo intento di migliorare la situazione economica generale mia e della mia famiglia. Non sono certo un “bamboccione”. La mia fedina penale è pulita e non avevo mai messo piede in un’aula di Tribunale prima del gennaio 2008. Dopo circa 30 anni di duro lavoro, senza mai una lite di qualsivoglia natura, senza mai aver recato danno a chicchessia, trovo Lei che, a seguito di un banalissimo errore, mi porta via tutto quello che ho.
Sino ad oggi, tra perizie, avvocati, interessi passivi, ecc. questa lite nella quale Lei mi ha trascinato mi è costata oltre 80.000 euro; a questi vanno aggiunti i danni agli immobili ancora in possesso della controparte ed il minore valore delle valutazioni del perito (circa 170.000 euro in meno delle tre offerte di compravendita in nostro possesso sui cespiti di Canal di Valle). Il danno arrecatomi supera abbondantemente il mezzo miliardo delle vecchie lire. A questo va aggiunto il patrimonio dell’intera società (circa 300.000 euro), la perdita dei crediti di natura fiscale, l’impossibilità di continuare ogni attività, ecc.
Valuti nel Suo intimo se un minimo di onestà intellettuale e di volontà di ammettere i propri errori e un’eventuale accelerazione dell’iter della causa di opposizione al D.I. sarebbero stati o meno opportuni. Le ricordo che Lei ha respinto ogni nostra istanza di abbreviare i tempi e che tra l’ammissione di testimoni per accertare situazioni da noi mai contestate e rinvii continui per le più svariate motivazioni la causa è rimasta bloccata per oltre 12 mesi. Ritengo vergognoso che, dopo aver appurato un errore (compiuto in buona fede), un esponente della magistratura non si attivi per correggerlo. Non mi interessano riti, procedure, metodi, ecc., ritengo che un minimo di onestà intellettuale sia migliore di qualsiasi procedura. Ritengo dall’alto della mia ignoranza del codice di procedura civile, che la legge consenta di modificare una scelta che provoca grave pregiudizio ad una parte.
Le chiedo scusa per non essermi espresso in un “legalese” adatto alla circostanza; ritengo comunque che Lei già conosca la situazione e pertanto potrà tollerare qualche lieve difetto di forma. Non posso e non voglio chiederLe di ammettere un palese errore che mi vedrà impegnato per i prossimi dieci e forse più anni della mia vita in una causa contro lo Stato e poi presso la Corte dei Conti per verificare il recupero del danno erariale nei Suoi confronti. Le comunico semplicemente che nel mio più profondo intimo, dopo aver pregato Dio perché tuteli la salute della mia famiglia, gli chiedo semplicemente che un giorno Lei possa vivere la stessa esperienza di profonda e matura giustizia che sto vivendo io (spero Lei abbia percepito il sottile sarcasmo; nel dubbio mi permetto di evidenziarlo).
E’ maturata in me la convinzione che – visto il modo in cui viene amministrata la giustizia – rispettare le regole della vita civile (siano leggi o mere norme comportamentali) non serve a nulla quando si finisce in quei tritacarne che Voi chiamate aule di giustizia. Molto meglio delinquere e sperare che vada sempre tutto bene; se così non sarà ci saranno sempre condizionali, amnistie, grazie, riduzioni di pena, sconti per buona condotta, permessi premio, prescrizioni, ecc.
Al di là delle mie preghiere, considerazioni e convinzioni personali, la mia richiesta è semplicissima. Le chiedo formalmente di attivarsi presso l’Associazione Nazionale Magistrati, affinché per pura par condicio, nelle pagine del sito dove vengono ricordati i magistrati massacrati dalla malavita, siano anche aggiunti i nomi dei cittadini massacrati ingiustamente dai magistrati. Se volesse accedere al sito per meglio capire a cosa mi riferisco l’indirizzo è: http://www.associazionemagistrati.it/articolo.php?id=154.
Antonio Duse
Chioggia (Venezia)

(29 agosto 2010)

La copia di tutto il fascicolo processuale (alto ormai tre spanne) è a disposizione di chiunque voglia visionarla.

http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=116591&sez=LADENUNCIADELGIORNO.

 

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